Visioni d'insieme

La passione del rosso

La passione del rosso

Rosso come la passione, la perdizione, il potere, la morte, l’oltraggio, il coraggio, la vittoria, l’amore, la vergogna, la violenza. 

 Il rosso è tutto e il suo contrario. Presente sei millenni prima di Cristo nei  primi graffiti attraversa la storia permeando tutto con le sue tonalità calde e vibranti.

Rosso è il corallo nato dal sangue di Medusa decapitata da Perseo, rosso scarlatto era la sottoveste che Maria Stuarda indossò quel freddo 8 febbraio del 1587, che mostrò a tutti, spogliandosi dei suoi vestiti scuri e dimessi, pochi attimi prima di venire decapitata.

Rosse sono le scarpe scelte da Carlo Magno il giorno della sua incoronazione a imperatore del Sacro Romano Impero.

Rossa è la lettera scarlatta sulla veste di Hester Prynne, il cavallo della Violenza nell’Apocalisse, i berretti delle “furie della ghigliottina” le donne della rivoluzione francese, l’abito della meretrice di Babilonia profetizzata nell’Apocalisse, ma anche i mantelli di Gesù Cristo e della Madonna.

Il rosso sfugge da una definizione univoca. Amato e temuto al tempo stesso. I generali romani indossavano il paludamentum, un mantello rosso scarlatto. E disporre di quella particolare e vibrante tonalità di rosso era costoso oltre misura. I romani custodivano gelosamente la loro riserva, prodotta da un minerale proveniente da Sisapus in Spagna, scortato a vista sino a Roma e pagato una follia, 70 sesterzi per mezzo chilo, pari a dieci volte il prezzo dell’ocra rossa.

Evocativo e dai poteri talismanici, i racconti tramandati sino a noi sulla preparazione dei rossi assomigliano a pozioni magiche. Come il vermiglione a procedimento a secco realizzato dal monaco benedettino Teofilo nel XII secolo mescolando una parte di zolfo e due di mercurio pestate, sigillati in un vasetto e poi “seppellito tra braci incandescenti e non appena inizia a scaldarsi, si sente uno schianto, intanto che il mercurio si fonde con lo zolfo in fiamme”. 

Il rosso arriva a noi attraversando il tempo e lo spazio più di qualsiasi altro colore, scientificamente è quello con la maggiore lunghezza d’onda dominante pari a circa 625-740 nanometri e si dice sia il primo colore che siamo in grado di distinguere appena nati.

“Il rosso è un grande chiarificatore, luminoso e rivelatore. Non riesco a immaginare di annoiarmi con il rosso, sarebbe come annoiarmi con la persona che amo” diceva Diana Vreeland, storica direttrice di Vogue America che ammise candidamente che “per tutta la vita ho inseguito il rosso perfetto, ma non sono mai riuscita ad avere la giusta tonalità. È come se dicessi a un decoratore, ‘voglio del rococò con una spruzzata di gotico e un'ombra di tempio buddista’: non hanno idea di cosa stia dicendo. Per il rosso migliore, conviene copiare quello del berretto di qualunque bambino ritratto in un dipinto rinascimentale”. 

E tra l’amarlo e l’odiarlo è sempre stata una questione di sfumature. Celebri le discussioni tra Matisse e Renoir, con il primo appassionatamente fedele  al rosso cadmio e il secondo al rosso vermiglio.

Leonardo da Vinci tratteggiava con una matita rossa i disegni preparatori dei suoi dipinti.

Ma fu il principe Scipione Luigi Marcantonio Francesco Rodolfo Borghese a consegnarci uno dei rossi più amati.

Il 31 gennaio del 1907 sulla prima pagina del quotidiano francese Le Matin fu lanciata una sfida “C’è qualcuno che accetti di andare nell’estate prossima da Pechino a Parigi in automobile?”.

In quattro accettarono la sfida, il principe italiano fu uno dei quattro che a bordo della sua 40-HP Itala percorse 20mila chilometri, attraversò la Muraglia Cinese, gli Urali, il deserto del Gobi, si fermò a banchettare a San Pietroburgo, arrivò a Parigi, primo, con la sua macchina sporca di sabbia e terra, come lui. Un capolavoro di coraggio, incoscienza e arditezza tutta italiana. Tornata a casa la Itala fu ripulita e il rosso di quell’auto, bello, prode e vincente fu scelto da Enzo Ferrari per le sue macchine.

Il rosso tinge la vita in ogni suo aspetto. E’ ovunque, sempre e tutto conquista, lo diceva anche Picasso “Quando non ho più blu, metto del rosso”.

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