Le onde del mare sono pagine di libri da sfogliare e sono azzurre, unica concessione al colore nelle tavole di Virginia Mori.
Una mostra, a Conversano per Imaginaria, il Festival Internazionale del Cinema d’Animazione d’Autore, raccoglie alcune delle sue immagini più significative. Marchigiana di nascita, si divide tra Pesaro dove ha studiato e Milano, realizza cortometraggi e illustrazioni che hanno un sapore un po’ gotico, malinconico che tanto piacerebbe ad un visionario come Tim Burton.
Svuota di emozione immagini che senza il suo stile sarebbero violente e crudeli. Un velo di malinconia cala su ogni tela, sospesa in una dimensione senza tempo.
Matita, inchiostro e penna su carta, i suoi disegni sembrano immagini disegnate sovrappensiero, con la mano che da sola tratteggia, il pensiero è altrove, in un mondo in cui un letto che è una ghigliottina, una testa tagliata, non rievocano dolore, ma una sospensione del tempo. Chissà dov’è Virginia Mori quando disegna.
La matita tratteggia un giardiniere intento a potar rami di un labirinto che delinea alla perfezione, in un rigore dal quale spuntano teste, piedi e gambe di chi si perde giocando.
Le teste rotolano via, quasi sempre, sono altrove, lasciano i corpi immobili e statici e volano.
Ad una bimba sola che non può giocare se non con se stessa, fa spuntare 14 gambe, regalandole 6 amiche con cui girare in tondo.
E in questa continua sovversione della realtà, le risposte di Virginia Mori sono semplici, quando l’estate è così calda da non darti respiro, ci si stende sulla sabbia, sotto un lettino per farsi ombra e una cuccia dalla quale spiccare il volo con la mente.