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Marina di Melendugno, silenzioso aspettare

Marina di Melendugno, silenzioso aspettare

C’è un posto in Salento, di roccia e di mare, di archi di innamorati, di grotte da scoprire, di balconi da cui lanciarsi, di acqua in cui immergersi.

C’è un tratto di costa, la Marina di Melendugno, di pinete e stabilimenti, di spiagge e di fiumiciattoli. Di leggende e di antichi insediamenti. C’è un posto dove passeggiare e mangiare una torta crêpes per dimenticare la prova costume.

C’ è un posto in cui approda Tap, gasdotto dall’Azerbaijan e può davvero sembrare strano che anche in Salento non se ne parli. La lotta contraria affidata a pochi, cortei di piazza di manifestazioni pacifiche e senza armi, di poche centinaia di persone. Per il resto è un silenzio desolante, neanche il crepitìo del fuoco a bruciare le stoppie ricorda che qui la falesia è fragile e di tanto in tanto un troncone di roccia si stacca per finire in acqua. Altra sabbia, alla spiaggia, altro ombrellone, altro lettino per stare stesi a guardare il cielo. Piscine naturali in cui tuffarsi, dal lato giusto per non rischiare di toccare le rocce, sentieri da percorrere a piedi per scoprire ‘Poesia’ impalcature di ferro arrugginito a segnare il passato.

È una terra silenziosa il Salento, nella Marina di Melendugno il vociare dei bambini festanti in vacanza stride ancora una volta sul silenzio di chi ‘non è il mio giardino, non è il mio orto’. Si sono arresi anche gli ulivi, non vogliono guardare il lento morire di una identità. C’è un posto in Salento, di roccia fragile di mare trasparente, dove restare a nuotare, prendere il sole, aspettare che tutto scorra perché ‘tanto a me non importa’.

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