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Primo maggio, ma quale festa

Primo maggio, ma quale festa

Festa, rosso sul calendario. Festa per celebrare lavoratrici e lavoratori, la parte di umanità che ogni giorno, lavora, mentre altri sperano.

Lavoro, quello su cui si fonda la Repubblica italiana, ma che non è per tutti, che a volte è puro sfruttamento, altre sovrastimato. Lavoro che rende liberi, forse.

Odo cantar l’America, odo i canti molteplici,/ quelli degli operai, ciascuno canta il suo come di dovere,/ forte e giocondo,/ il falegname canta, mentre misura l’asse o la trave,/ il muratore canta, mentre va al lavoro o ne torna,/ il battelliere canta ciò che gli conviene sul battello, il marinaio canta sul ponte del piroscafo,/ il calzolaio canta seduto al deschetto, il cappellaio in piedi,/ il canto del boscaiolo, quello dell’aratore che la mattina si avvia ai campi, o durante il riposo meridiano, o al tramonto,/ il delizioso cantare della madre, o della giovane sposa che lavora, o della ragazza che cuce o lava,/ ognuno canta ciò che si addice a lui, a lei, e a nessun altro,/ il giorno ciò che si addice al giorno – di notte la compagnia/ di giovani robusti e cordiali,/ cantano a piena voce i loro forti canti melodiosi”, scriveva Walt Whitman, in una delle sue poesie. E la ragazza cuce e lava, tempi lontani. Forse. Ma qual è un lavoro di donna? Lo spiega Maya Angelou “Ho dei bambini cui badare/ vestiti da rattoppare/ pavimenti da lavare/ cibo da comprare/ poi, il pollo da friggere/ il bambino da asciugare/ un reggimento da sfamare/ il giardino da curare/ ho camicie da stirare/ i bimbetti da vestire/ la canna da tagliare/ e questa baracca da ripulire/ dare un’occhiata agli ammalati/ e raccogliere cotone./ Risplendi su di me, sole/ bagnami, pioggia/ posatevi dolcemente, gocce di rugiada/ e rinfrescate ancora questa fronte./ Tempesta, spazzami via di qui/ con una raffica di vento/ lasciami fluttuare nel cielo/ affinché possa riposare./ Cadete morbidi, fiocchi di neve/ copritemi di bianco/ freddi baci ghiacciati/ lasciatemi riposare questa notte./ Sole, pioggia, curva del cielo/ montagne, oceani, foglie e pietre/ bagliori di stelle, barlume di luna:/ siete tutto quello che io posso dire mio”. 

Primo maggio 2024, Italia, le piazze si animano di musica, la festa distrae e domani si tornerà a lavorare, chi potrà. La libertà è lontana almeno quanto le pari opportunità.

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