In dieci secondi la mia mente elaborerà milioni di operazioni, ne coglierò solo un paio, forse una. Basterà.
E sono ferma sulle gambe, non traballa la mia voce, non mi offusca alcun dubbio. Il mio corpo, la mia mente, la mia anima. Non ha sentito chi non ha voluto sentire. Non importa che io non abbia avuto voce da far suonare alta, era un no, chiaro e inequivocabile perché mai sarebbe potuto essere un si. E lo sa chi mi ha rubato quei dieci secondi, chi con l’inganno ha fatto beffa di me e di chi è come me, nascondendosi in chi è come lui. Perché c’è sempre uno spartiacque, alcuni sono da un lato e altre dall’altro.
Chi non sa immaginare l’altro lato del mare ha i confini negli occhi e sceglie sempre da che lato stare. Sempre lo stesso. Costi quel che costi. Costasse anche la verità, la darebbe in pasto per rimanere tra i ranghi.
Se la pioggia cadesse dal cielo, contemporaneamente in tutto il mondo, in soli dieci secondi una patina d’acqua lo ricoprirebbe. E il mondo sarebbe un riflesso di se stesso. Ogni persona verrebbe messa a nudo in soli dieci secondi. Ne basterebbero dieci per lavare via la menzogna. Ne basterebbero dieci per guardare dall’altro lato del mare. Ne basterebbe dieci per credere e altri dieci per saper guardare una menzogna negli occhi. Dieci secondi il tempo di uno scherzo che scherzo non è perché atroce, perché lascia un segno, una cicatrice che non si rimargina, un dolore che consuma dentro. Dieci secondi basterebbero per pugnalare dritto al cuore, interrompere il battito cardiaco, per sempre. Dieci secondi sono quelli che bastano per esprimere un giudizio inequivocabile, di colpevolezza.