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Marcel the Shell

Marcel the Shell

Indovina perché sorrido tanto? Perché ne vale la pena.

E ti ha già sciolto il cuore, spazzato via ogni resistenza, ricordato quanto la semplicità sia la chiave di tutto. 

Delicato, dolce e poetico Marcel the Shell, film di animazione o meglio un mockumentary in parte girato in stop motion e in parte con riprese reali.

Marcel, la conchiglia nata dalla fantasia di Dean Fleischer-Camp e Jenny Slate nel 2010, con un cortometraggio di appena tre minuti, torna a raccontare la sua piccola semplice storia in un film di un’ora e mezza. Non piacerà a chi ama e insegue il genere distopico, a chi si nutre di tragedie e dell’ineluttabilità del male intriso nella carne di ogni essere umano. Marcel è per chi ama sognare, per chi cerca la poesia nel quotidiano, per chi è pronto ad amare una conchiglia di appena due centimetri che ti illumina con frasi come “Io sono parte di un tutto, gioisco a sentire il suono di me stesso connesso a tutto il resto”

Marcel sussurra non grida. Eppure arriva lontano. 

Marcel ha la voce della sua creatrice Jenny Slate, mentre Dean, l’umano che riprende la sua vita, è Dean Fleischer-Camp. I due genitori si sono così catapultati nel mondo della loro creatura, irradiando lo schermo di una tenerezza che oggi appare rivoluzionaria. Marcel che cerca la sua famiglia, ma la paura lo ferma, “non voglio perdere tutto per trovare qualcosa che è già perso”, Marcel che spicca il volo spinto dal soffio della nonna Connie che lo lascia con una poesia di Philip Larkin “Accenno di un discorso che ancora si ripete, spuntano sugli alberi le foglie; i germogli freschi s’allentano e distendono in una verdezza simile al dolore. Forse quelli nascono di nuovo mentre noi invecchiamo? No muoiono anche loro. Il trucco annuale di apparire nuovi è scritto in fondo a venati anelli. Eppure si dibattono, inquieti castelli ancora grandi e folti a ogni maggio. Morto è l’anno passato, sembrano dire, e s’incomincia di nuovo e daccapo ancora”. Marcel che chiede aiuto a milioni di utenti online ma presto si rende conto che “È un pubblico non è una comunità”.

Per chi cerca la bellezza, la poesia e l’incanto.

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