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Stefano Landini, il disegnatore dei supereroi

Stefano Landini, il disegnatore dei supereroi

I supereroi dark di Stefano Landini

Con una matita in mano e un foglio bianco è capace di far volare Spider-Man da un grattacielo ad un altro, può catapultarci con T'Challa/Black Panther nel regno di Wakanda, ci riporta indietro quando "venne un giorno, come nessun altro, in cui gli eroi più potenti della Terra si unirono contro una minaccia comune" facendo nascere gli Avengers, e sa trasportarci nella Londra di Groucho e Dylan Dog. Stefano Landini con una matita dà vita ai nostri eroi. Ai nostri supereroi. Quarantadue anni, nato a Sassuolo, ha conquistato il mondo del fumetto, disegnando per Marvel, Dc Comics, Grènat, Disney e Bonelli. È venuto a Bari, ospite della rassegna dedicata al fumetto da Grafite, che per noi ha posato la matita e ci ha regalato la sua voce per raccontarci i suoi personaggi.

Come nasce la tua passione per il disegno?

Nasce nel periodo in cui avevo in mente di realizzare racconti per immagini. Non sapevo cosa fossero i fumetti e in quinta elementare ero molto influenzato dai videogame e dai giochi da tavolo. Da lì ho preso spunto e ho realizzato una microstoria, non sapendo assolutamente nulla del fumetto. L’anno dopo mi è capitato per le mani un fumetto ed ho capito che questa cosa di realizzare delle storie per immagini era quello che volevo fare. In prima media avevo capito quale era la mia strada.

Come si evolve il processo creativo?

Prima del foglio bianco c’è la storia scritta su carta da uno sceneggiatore di solito, poi la storia viene mandata in redazione dove un editor la valuta, la sistema e quando hanno finito questo processo arriva la mia parte. Questa sceneggiatura è in stile film, sequenza per sequenza, immagine dopo immagine, loro mi chiedono ciò che devo realizzare. Da lì parte il mio foglio bianco, sviluppo su carta o in digitale, ciò che è scritto nella sceneggiatura. A volte come in Marvel interviene poi il colorista che aggiunge i colori e il letturista che aggiunge le parole. E altre persone che seguono il percorso fino alla stampa.

Ogni personaggio ha una sua storia, un carattere, un vissuto. Si crea un rapporto con i personaggi che disegni?

No. Si può creare più che altro con i personaggi più storici, è un rapporto legato con il tuo passato da lettore. Per la mia esperienza, mi sono trovato in difficoltà quando ho dovuto realizzare personaggi  che per me erano importanti come Dylan Dog e Daredevil, personaggi con cui sono cresciuto. In quei casi, quando mi sono arrivate le sceneggiature e ho dovuto realizzare la mia interpretazione, c’era la tensione di far vedere al mondo la mia interpretazione del personaggio con il quale son cresciuto.

Quando mi è stato affidato Daredevil mi sono preso una settimana sabbatica e ho iniziato a disegnarlo dappertutto su qualsiasi foglio trovassi sotto mano. Ho cercato di prendere dimestichezza con lui. L'editor in chief ci ha messo il carico da novanta inviandomi l'elenco di tutti i fumettisti che prima di me l'avevano disegnato, tra i quali Joe Quesada (il disegnatore della Marvel che dopo la bancarotta e la crisi che la casa editrice attraversò negli anni Novanta, la riportò ad essere leader nel suo settore, ndr).

È una forma di rispetto che ho, perché mi hanno accompagnato e poi ero io a dare loro vita e mi sono sentito in difficoltà quindi non ero mai contento della realizzazione perché era il ragazzino dentro di me che mi diceva: "ma se fossi stato tu a leggere la storia ti sarebbe piaciuta? no? allora cancella, ricomincia". Con Daredevil, poi Joe Quesada mi contattò per complimentarsi con me per il mio storytelling.

Tu lavori per il mercato americano francese ed italiano, i personaggi hanno contorni diversi a seconda della nazionalità del lettore?

Cambia molto - a seconda del mercato - il processo lavorativo, il personaggio e le storie. In realtà ogni mercato ha tante sfaccettature e ogni casa editrice ricopre diversi settori. Io lavoro con le case editrici più grosse in tutti i settori.

Dove tutto viene perfettamente indirizzato sul pubblico, sui personaggi e sui temi trattati. Anche il disegnatore, sulla base del suo stile, viene scelto e collocato in un preciso arco temporale della storia e su personaggi calibrati su di lui.

Il fumetto non ha età perché?

Per le tematiche in alcuni casi trattati nei fumetti e soprattutto, perché è un mezzo di comunicazione che prende tutti, c’è scritto e immagini. È una comunicazione vecchia ma con un forte messaggio che può essere letto dal ragazzino e dall’adulto in base a chi lo disegna e a chi lo racconta. È un mezzo molto potente e poco costoso dal punto di vista della realizzazione. I  film di oggi sono mossi da storie realizzate su carta e muovono poi milioni di dollari in merchandising. Una potenza.

Si diventa il personaggio che si disegna?

Nel mio caso no. Io non faccio per ora un fumetto scritto e disegnato da me. In quel caso forse lo si diventa il personaggio. Nelle graphic novel , volumi autoconclusivi, molte volte ci si racconta attraverso il personaggio. Il mio lavoro invece è di dare a personaggi già famosi altre strade, altre immagini. Io sono una parte di un meccanismo, non potrò mai vedermi nel personaggio.

Il tuo personaggio preferito?

Ne ho due, anzi tre.  Dylan Dog, Daredevil e Batman. Con Dylan ci sono nato, come lettore è stato il mio primo amore del fumetto, quello che mi ha fatto appassionare a questo mondo. Daredevil e Batman due supereroi, hanno un taglio più europeo nella narrazione  sono più umani con problematiche reali da persone. Quando indossano il costume sono supereroi che però soffrono,  sanguinano e che di solito vivono in questi mondi cupi e vengono sempre accompagnati da costumi della notte e questo si lega al mio stile dark, con giochi di bianco-nero forti. Il mio stile forse inconsciamente è andato in quella direzione. Mi hanno influenzato a livello stilistico nel ragionare.

C'è un supereroe che vorresti disegnare?

Batman. Quando ho ricevuto la sceneggiatura di Bruce Wayne l’ho letta per cercare subito il momento in cui indossa il costume ma il numero finisce quando lui entra nella Bat-caverna. L'ho sfiorato per un soffio. Anche se, preferisco che rimanga un sogno perché se poi lo realizzassi non avrei più nessun obiettivo da raggiungere. Daredevil è stato un sogno poi quando ho finito mi son chiesto e adesso? Poi è arrivato Dylan e anche lì e adesso? Meglio che Batman resti un sogno da raggiungere.

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