Generazione X Y Z

Il mio Fratello di Cuore

Il mio Fratello di Cuore

Quando cominciai le scuole elementari conobbi un ragazzo, biondo, piagnucolone, mammone, nerd, tanto nerd. Mi stava simpatico.

Era molto desiderato delle mie compagne di classe, lo desideravo anche io, peccato che al secondo giorno di scuola aveva già due fidanzatine, che erano cugine; quindi, di posto per me sapevo che non ce ne fosse. Mi arresi? Assolutamente no. Un giorno gli lasciai un bigliettino sul banco con su scritta la famosa frase: 

“Vuoi essere il mio fidanzato? Si, No” messi all’interno di quadratini su cui lui doveva fare la x. Disse no, che era già troppo impegnato con due ragazze, come dargli torto. Aspettai e quell’estate ci mettemmo insieme. Veniva a casa mia spesso, ma io nel mentre avevo inventato un gioco con la mia migliore amica: la famiglia. Io la mamma, lei il papà e mia sorella la figlia. Durante la festa del mio onomastico, quando lei capii che non potevamo più giocare della famiglia a causa di questo bambino biondo, lei si arrabbiò talmente tanto da bullizzare il biondo. Lo lasciai e preferii lei. 

Fa ridere tutto ciò a ripensarci adesso, fa anche tenerezza. Quella rottura precoce però non ci separò. Rimanemmo in classe insieme per tutte le elementari e le medie, diventammo migliori amici, inseparabili. Ogni sabato ero a casa sua a giocare ai videogiochi: Mario Kart dove lui era Yoshi e io Toad, Daisy oppure Rosalinda, lui vinceva sempre, era come se il draghetto verde li portasse fortuna, mi arrabbiavo così tanto, non c’era verso di arrivare prima giocando con lui. Ricordo che a Natale quando i miei genitori mi regalarono la Wii U ero felicissima perché così potevo allenarmi e batterlo, sia a Mario Kart sia a Just dance. Non ci metteva nemmeno il minimo impegno ma vinceva sempre. Ballavamo “Candy” di Robbie Williams, “I ‘m an albatroz”, “Teenage Dream” e tantissime altre canzoni di Avril Lavigne e Katy Perry. Ci divertivamo a giocare a Five Nights at Freddy’s, morivo di paura ad ogni jump-scare; oppure creavamo la nostra famiglia su The Sims 4, con cui io gioco ancora e mi diverto davvero tanto. Dopo aver giocato era il momento della pizza margherita e della marinara senza aglio e Titanic oppure i film Disney. Eravamo fratelli. Ci raccontavamo ogni cosa. Al liceo mi veniva a prendere da casa per andare a scuola insieme, poi tornavamo, lamentandoci della nostra giornata. In dodici anni abbiamo litigato tantissime volte per cose importanti, poi un giorno, al quarto anno di liceo, esattamente il 9 ottobre, tutto finì. 

Come? Non è importante, è necessario sapere che il motivo era futile. Tornerei indietro? Assolutamente sì. Ma forse ora sta meglio senza di me, spero che lui stia bene. Alla fine, è stato meglio così, avevamo interessi e caratteri diversi, il nostro volerci bene non era abbastanza per andare avanti. O forse sì, ma ormai chi può dirlo.

Quando litigammo mi disse: “Non tornerò da te come le altre volte, nemmeno se mi chiederai scusa, non ti voglio più vedere”.  Non gli credetti subito, insomma, avevamo appena litigato da arrabbiati si può dir tutto senza pensarlo davvero. Qualche settimana dopo io partii per Londra, che talaltro al tempo era una delle sue città preferite, quando ci andò lui si comprò un orsacchiotto color caramello dal negozio Hamleys, lo adottammo come nostro figlio e l’estate prima del nostro litigio e della mia partenza gli dissi che lo avrei comprato anche io e l’avrei preso color caffè. Ci andai da Hamleys, nonostante tutto, girai il negozio intero pur di trovare il reparto peluche. Lo trovai, mi misi a cercare lo stesso di Lui ma color caffè, ma non c’era, vendevano solo il caramello e lo comprai comunque. Ha il suo nome. 

Tornata in Italia mandai la foto dell’orsetto al mio amico dicendo: “Come promesso!” Nessuna risposta…

Non rispose mai, la chat era piena solo dalla mia parte, continuavo a scirvergli messaggi pieni di rabbia, cercavo in tutti i modi di riappacificarci e di non buttare dodici anni di amicizia così facilmente. Non ci riuscii

Se non l’estate successiva, accettò di prendersi un caffè con me. Fui felicissima, speranzosa e molto agitata. Durante tutto il tempo del nostro incontro, parlò della fine del mondo, che fosse grato che il Covid avesse invaso il mondo intero, che avrebbe segnato l’estinzione umana. In un anno io ero cambiata, lui però no. Rimase pessimista, infantile, testardo…avevo sopportato troppo a lungo. Il nostro rapporto per quanto fosse bello, era come la muffa: una fragola totalmente ammuffita fa marcire e trascina nel fondo con sé la fragola matura che le è accanto. L’aurea negativa che aveva era così potente da contagiarmi. Non fraintendete io gli ho voluto bene davvero e dopo cinque anni, gliene voglio ancora. Quella fu l’ultima volta che lo vidi. 

Gli scrissi ancora, per Natale, i compleanni, Pasqua, le conversazioni erano sempre molto corte e fredde. A febbraio del 2022, ci fu uno spiraglio di ritorno, da parte sua. Mi chiese di vederci una volta che fossi scesa per tornare a casa dall’università, accettai dicendo che gli avrei scritto. Non lo feci, mi resi conto che per quattro anni ho rincorso un punto lontano centinaia di chilometri, ero stanca, ho guardato indietro e ho visto quanto era bella la nostra amicizia, ma anche tossica, così decisi che era giunto il momento di lasciare ciò che era passato al passato. Mio caro Winnie The Pooh, nonostante tutto ti vorrò bene per sempre.  

Pressinbag Testata Giornalistica

www.pressinbag.it è una testata giornalistica iscritta al n. 10/2021 del Registro della Stampa del Tribunale di Bari del 10/05/2021.

Contatti

Per qualsiasi informazione o chiarimento non esitare a contattarci scrivendo ai seguenti indirizzi