Un campo di spighe dorate di grano, la mano di in bimbo che correndo le sfiora. Una musica penetrante che non si scorda e resta nella memoria.
Sempre riconoscibile, dopo anni, ogni qualvolta capiti di guardare un campo di grano verde, di spighe, di covoni. Una musica che è movimento è sussurro del vento è tumulto del cuore. Io non ho paura e la colonna sonora del maestro Ezio Bosso. Musica che ritorna. Cuore e passione, armoniose melodie, tumultuose composizioni. Musica linguaggio universale e non si può restare che in silenzio ad ogni nota ad ogni emozione ad ogni singolo collettivo viaggio. Se la musica è parola, è amore, quella del maestro Bosso è sinfonia narrativa emozionale. Ridere, piangere, gioire, intristirsi, arrabbiarsi, angosciarsi anche, restare col fiato sospeso aspettare la nuova nota, nuova tensione, nuovo slancio, nuovo messaggio, nuovo sentimento. Non è musica terrena, è legata ad uno spazio più ampio, tende all’infinito. Non basta un teatro, un cortile di una reggia, a contenerla. Quando suona, Bosso, si perde nell’estati della musica, quando dirige l’impeto e il furore si impadroniscono di lui. Nient’altro. Solo grandezza, in quelle mani, in quella devozione alla musica. Totale, piena, assoluta. E lo spettatore assiste alla meraviglia della luce che Bosso emana e che illumina tutto. Lo spartito di oggi è colmo di note tristi, è pieno di dolore, le lacrime sono amare. Eppure in tutto questo vuoto resta il silenzio che è ascolto. Nel tempo delle inutili parole gridate ed urlate, rimane la forza di un sorriso, il talento di un uomo. E come ha scritto il giornalista Vincenzo Mollica “Ezio Bosso artista immenso. Parlava col cuore sorridendo”.