Visioni d'insieme

Gratteri e la linea di demarcazione

Gratteri e la linea di demarcazione

Un ex convento del 1600 di pietra, gialla come il sole che la illumina di giorno, crema come la luce che le conferisce la luna di notte.

Nel chiostro dal quale si vedono le stelle, non tutte in cielo, parla Nicola Gratteri procuratore di Catanzaro. Non è la prima volta che lo ascolto parlare. A volte è tranquillo, di quella calma che ha chi sa che tutto scorre, altre l’ho trovato dimesso quasi rassegnato. Torno ad ascoltarlo per ritrovare quel Gratteri che riconosce un volto tra mille, visto per poche frazioni di secondo, sempre allerta, lucido, con il piglio di un uomo per bene nato nella Locride. Con quella giusta dose di rabbia che non lo fa indietreggiare, anzi, un passo dopo l’altro, sempre in avanti, solo come tutti quelli che percorrono quella strada. Gli viene rivolta la domanda un po’ banale sulla paura. “Con la paura ci ragioniamo, ci facciamo i conti”. Ed è tutta lì la differenza, c’è chi va avanti nonostante tutto e chi davanti a quel tutto si ferma, cambia strada, accampa scuse.

Ogni giorno è un insieme di scelte. Decidere chi siamo, come vogliamo vivere. La vita non capita, è il risultato di tutto ciò che facciamo o lasciamo scivolare via, sperando nella noncuranza altrui.

Una vita come la sua non è semplice, non è facile come quella che piace a tanti. “Ogni cosa ha un prezzo. Paghiamo il prezzo della nostra coerenza, non abbiamo altre scelte”.

Ed è lì la seconda linea di demarcazione. C’è chi scende a patti con sé  stesso, con gli altri, con la banalità del male che ci circonda. Chi da questo fluido vischioso si lascia bagnare, sporcare.

C’è invece chi continua a tracciare una linea al di sotto della quale non intende scendere. Costi quel che costi. “C’è un noi e un loro”, come disse lui tempo fa. E in quel noi io voglio rimanerci perché “vivere da vigliacchi non ha senso”.

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