Cultur&motive

Oliver Farshi, fotografie sull’ultimo viaggio

Oliver Farshi, fotografie sull’ultimo viaggio

Foto che raccontano luoghi, istantanee per inquadrare stanze, mentre fuori la nebbia fitta naconde l’invisibile presenza, le dona scudo.

Nello Stato di Washington il suicidio assistito è legale dal 5 maggio 2009, in una casa anonima in un tranquillo quartiere residenziale, uomini e donne trascorrono le loro ultime ore di vita, prima di essere accompagnate discretamente nel loro ultimo viaggio.  Oliver Farshi è un fotografo britannico il cui lavoro rivela luoghi e persone, momenti che segnano la vita, o la fine come nel progetto Un posto in cui morire.

Le fotografia scattate nel mese di marzo del 2024 raccontano una intimità di luoghi e di pensieri, La nebbia mattutina avvolge il quartiere, Un flacone di DDMP2, un composto medico utilizzato dai programmi di assistenza medica alla morte (MAID) per aiutare a morire. Ed ancora Una doula della morte, una compagna di fine vita, si prepara per il trapasso di un ospite, con dei fiori. Il servizio è gratuito perché l’esperienza si basa sulla cura della comunità, non sul profitto, Il corpo di un ospite avvolto in un sudario. Questa donna ha preso un brutto raffreddore e, durante una visita in ospedale, ha scoperto di avere un cancro ai polmoni al quarto stadio, Vista dal letto di morte. Non ci sono residenti permanenti qui. Le didascalie delle cinque fotografie non rendono quanto le immagini dove la fragilità umana si rivela, spoglia, nuda nella sua essenzialità.  La prospettiva muta, è ora uno spazio a cui guardare, con delicata comprensione. Scegliere di restare a fissare le foto è fermarsi all’ultimo istante.

Il progetto è tra quelli selezionati nel World Press Photo Bari. 

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