Visioni d'insieme

L’egoismo è inutile, George Saunders

L’egoismo è inutile, George Saunders

L’11 maggio 2013 George Saunders pronuncia un discorso alla Syracuse University.

La trascrizione di quel discorso inizia a girare prima sottobanco, poi viene pubblicata tre mesi dopo sul sito del New York Times rimbalzando tra milioni di utenti che leggono e fanno loro quelle parole di gentilezza e comprensione.

“C’è un equivoco, in ciascuno di noi, anzi, una malattia: l’egoismo. Ma esiste anche una cura” dice Saunders e quelle parole diventano un libro L’egoismo è inutile. Elogio della gentilezza, edito da Minimum Fax e tradotto da Cristiana Mennella.

La cura è la gentilezza, spiega Saunders.

L’anomalia per Saunders è la prassi, di se stesso ha detto “lavoro in modo inefficiente, con strumenti difettosi, in un ambiente in cui non ho abbastanza conoscenza per comprendere tutto” e da quell’anomalia nasce un libro che lucidamente guarda a una società allo sbando, persa in qualcosa di cui non ha essa stessa contezza.  

L’egoismo nasce per “Questa tendenza a spegnere il cervello è un virus che si manifesta singhiozzo”, scrive Saunders passato nella sua vita dall’ingegneria geofisica alle esplorazioni petrolifere a Sumatra, arrivando alla scrittura per caso dopo aver frequentato un corso di scrittura creativa.

L’egoismo tipico dell’uomo con il megafono, di chi urla e sbraita “Queste reazioni non dipendono dalla sua intelligenza, dalla sua straordinaria esperienza del mondo, dai suoi poteri di preveggenza né dalla sua padronanza della lingua, ma dal volume e dall'onnipresenza della sua voce narrante. La sua caratteristica principale è il predominio. L’Uomo col Megafono sovrasta tutte le altre voci, e la sua retorica diventa la retorica di riferimento perché è inevitabile".

E ancora “questa specie di logorroico, imponendo a viva forza il suo lessico ristretto agli ospiti, ha inciso sulla quantità e la qualità dei loro pensieri. In sostanza, ha imposto un tetto massimo di intelligenza alla festa”.

Nella distrazione di massa riesce però a farsi ascoltare, “Perché il discorso aggressivo, ansiogeno, patetico, conflittuale sia più redditizio del suo contrario è un mistero. Magari è solo questione di toni: gli sproloqui, le insinuazioni, il gusto per il torbido, l'esasperazione di chi è già convinto, possono apparire, a un livello terra terra, più interessanti di un individuo scettico e intelligente che prova a confrontarsi con la complessità, soprattutto visto il modo in cui usiamo i media: come passatempo all'aeroporto, come sedativo o stimolante alla fine di una lunga giornata. In ogni caso, quelli che in passato si chiedevano: “È una notizia?» ora sembrano chiedersi: «Farà colpo?” E la mutazione culturale è avvertibile a tutti i livelli”.

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