Dalla sua ferita la terra sanguinò, non un liquido rosso come sangue umano, ma argento che sgorgava dal cuore di una montagna boliviana.
Cerro Rico de Potosi, una montagna tra le tante, non impervia e possente come le Ande, ma è ciò che cela che la rende unica. Interamente ricoperta di argento dalla cima sino al suolo è la più grande miniera d’argento della Bolivia.
Scoperta da Diego Hullapa che nel freddo gennaio del 1545 cercava il suo lama scomparso, accese un fuoco per riscaldarsi e dalla terra iniziò ad affiorare l’argento liquido. Il tesoro nascosto di tutto il sud America che fece prosperare l’impero spagnolo per 500 anni. Ed è all’argento che deve il suo nome l’Argentina. Ne esportano 150mila tonnellate, 80% delle riserve di tutto il mondo. Gli spagnoli si vantavano che con il minerale estratto da Cerro Rico avrebbero potuto costruire un ponte lungo l'oceano Atlantico fino alla madrepatria, e gli sarebbe avanzato ancora dell'argento da portare durante la traversata. Non attira a sé magneticamente come l’oro, ma riflette la vastità della luce che lo circonda. Mentre le esperidi regalavano le loro mele d’oro, per entrare nel mondo delle fate erano necessarie mele d’argento o rami d’argento ricoperti di fiori, secondo la tradizione scozzese. Sempre in antitesi con l’oro, inizialmente più raro, l’argento è luna e come lei sorge e declina in cicli alterni. Non ha, come il suo fratello nobile, l’eternità di una luce inoffuscabile, l’argento si eclissa coperto dal solfato d’argento che ne spegne il bagliore.
Per questo più umano, più simile a chi sa alzarsi e cadere nel ciclo continuo della vita. Un colore che diventa sfumatura su tutti gli altri, come le foglie al vento di un albero di ulivo o come il manto stellato di un cielo d’estate.
Nell’arte ne fece grande uso Verrocchio e i suoi contemporanei rendendo l’argento talmente ambito da far prosperare la carriera degli incisori. Divenne celebre nell’arte del niello, specifica tecnica di decorazione delle superfice metallica in argento, l’incisore fiorentino Maso Finiguerra, definito nel Trattato dell'Oreficeria di Benvenuto Cellini come “l’ uomo che mai non ebbe nissuno para gone di quella cotale professione”.
Più versatile dell’oro, il suo colore veniva riprodotto da diversi materiali. Come il Cloud Gate di Anish Kapoor realizzato nel 2006 in acciaio inox riflettente ispirato al mercurio liquido. L’argento è colore ma anche forma e materia. Vasto, non può essere fermato, si spande ovunque, in un inarrestabile moto perpetuo e come “I grandi alberi possenti con i loro artigli sotto i marciapiedi trafiggono il cielo tanto in alto che sono come argento perduto lassù”.