Visioni d'insieme

Ricreare la natura con l’arte

Ricreare la natura con l’arte

Una nube da attraversare ricoprendosi di migliaia di infinitesimali goccioline d’acqua, un fiume verde smeraldo come nei disegni di un bambino.

Olafur Eliasson è un artista, designer, ambientalista e visionario. Osserva la natura e la ricrea in luoghi in cui l’occhio umano non è abituato a notarla.

Una delle cose che l’arte può fare, e non è l’unica cosa, è che può dare una sorta di narrazione fisica di qualcosa che si conosce solo in teoria. Penso che abbiamo una migliore capacità di tradurre la nostra indagine critica in azione una volta che abbiamo una relazione fisica con il mondo” spiega l’artista cresciuto negli spazi incontaminati di Islanda e Danimarca.

La luce è la sua ossessione “Nel corso degli anni, nel fare arte, ho costantemente esplorato questioni che riguardano lo spazio, il tempo, la luce e la società. Sono particolarmente interessato a come la luce di uno spazio determina come vediamo quello spazio e, allo stesso modo, a come la luce e il colore sono in realtà fenomeni dentro di noi, all'interno dei nostri occhi”. Siamo luce e colore, anche se viviamo in tempi bui e grigi.

Come far interessare le persone prese dalla frenetica e logorante vita moderna alla natura, ai suoi cambiamenti, al suo impatto nelle nostre vite e alla nostra connessione con essa? La sua risposta è il nucleo sul quale è cresciuta la sua forma artistica: essere parte del processo.

Troppo indaffarati per alzare gli occhi al cielo e ammirare le nuvole? Lui ci fa camminare dentro. Il lavoro ci impedisce di disconnetterci dalla vita urbana? Lui ricrea le cascate nel centro di New York. Viviamo chiusi nei nostri uffici e nelle nostre case? Lui porta il sole tra le quattro mura di un museo invitando tutti a sdraiarsi e concedersi un bagno di sole. La politica nega il cambiamento climatico? Lui posiziona dodici blocchi di ghiaccio della calotta della Groenlandia davanti alla sede di Bloomberg a Londra, in place du Panthéon a Parigi e nella piazza del municipio di Copenaghen.

“Ho creato uno spazio che cancella virtualmente i confini tra interno ed esterno – dove le persone diventano un po' incerte sul fatto di essere entrate in un'opera o in una parte del museo. Questa incertezza è importante per me, in quanto incoraggia le persone a pensare e percepire oltre i limiti entro i quali sono abituate a muoversi” spiega l’artista che parte sempre da un assunto “La luce ha un impatto evidente, funzionale ed estetico sulle nostre vite”.

La luce, il colore e il movimento dell’essere umano che si compenetra nella natura, che ne diventa parte, sono il nocciolo di tutto, “Ho camminato molto in montagna in Islanda. E quando arrivi in una nuova valle, quando arrivi in un nuovo paesaggio, hai una certa vista. Se stai fermo, il paesaggio non ti dice necessariamente quanto è grande. Non ti dice davvero cosa stai guardando. Nel momento in cui inizi a muoverti, la montagna inizia a muoversi”. Nessuno è un’isola, ma parte di essa.

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