Che cosa è l’amore, quel sentimento che tutto coinvolge inebriandoci e rendendoci felici a volte, altre malinconici, altre ebbri.
Venti poesie d’amore e una canzone disperata, di Pablo Neruda, Passigli Poesia, con una testimonianza di Federico Garcia Lorca, a cura di Giuseppe Bellini, è una delle più importanti raccolte delle opere del poeta cileno pubblicate per la prima volta nel 1924.
Neruda, presentando il libro, in occasione della milionesima copia venduta, lo definì “un punto acceso di ricordi e d’armi trafitti da lancinanti malinconie giovanili, aperto a tutte le stelle del Sud”.
È una poesia romantica, con note di malinconia, di immagini che ritornano, affiorano nella memoria, odori e dettagli, cieli e spazi, impressioni, turbamenti, consapevolezze. Una poesia che parla una lingua nuova, delicata, dove affiorano istantanee di momenti vissuti, sublimati, approfonditi, studiati. È anche tormento, intimo struggimento, tempo che trascorre, alternarsi di stagioni.
“Abbiamo perso ancora questo crepuscolo. Nessuno ci vede questa sera con le mani unite/ mentre la notte azzurra cadeva sopra il mondo./ Dalla mia finestra ho visto/ la festa del tramonto sopra i colli lontani./ A vote come una moneta/ s’accendeva un pezzo di sole tra le mie mani./ Io ti ricordavo con l’anima stretta/ da quella tristezza che tu mi conosci./ Allora dove eri?/ Tra quali genti?/ Dicendo quali parole?/ Perché mi verrà di colpo tutto l’amore/ quando mi sento triste e ti sento lontana?/ Il libro che sempre si prende nel crepuscolo è caduto,/ e il mio mantello è rotolato ai miei piedi come un cane ferito./ Sempre, sempre ti allontani nelle sere/ là dove corre il crepuscolo cancellando statue”.