Visioni d'insieme

La tecnologia è religione di Chiara Valerio

La tecnologia è religione di Chiara Valerio

Dio è morto, Marx è morto e anche io non mi sento tanto bene.

Woody Allen con la sua capacità di intrecciare pensieri alti e risate ci ha consegnato un mondo senza altari ai quali immolarci. Persi e confusi e per niente felici, a illuminarci arriva Chiara Valerio che ci offre un nuovo dogma in cui credere. Il suo La tecnologia è religione, edito da Einaudi è l’immaginario seguito di La matematica è politica. In attesa che la trilogia si compia, torna nelle sue parole il Marx di Allen, citando il suo “Il capitalismo induce ad avere rapporti con gli oggetti e non con le persone”. L’oggetto del nostro presente è la tecnologia con tutti i suoi gadget scintillanti che ci hanno nostro malgrado catapultati in un mondo in cui la realtà virtuale può cancellare quella reale, meno luminescente e meravigliosa. “E noi sempre più avviliti e avvinti dalla questione. A chi abbiamo delegato la verità?” si chiede Chiara Valerio, raccontando uno dei tanti momenti in cui la nostra esistenza virtuale ha acquisito un peso maggiore di quella reale.

La tecnologia ci consente una realtà, una sua rappresentazione, in cui il nostro corpo può essere in un luogo e la sostanza immateriale, attenzione compresa, in un altro…Simone Weil (filosofa e attivista, più di 2000 anni dopo Platone) osserva che l'essere umano deve incarnarsi, perché è disincarnato dall'immaginazione. Che l'immaginazione abbia aggiunto, nei millenni, i corpi di silicio delle macchine ai corpi” invitandoci ad un esercizio quasi dimenticato, il pensiero, magari critico. La bolla che galleggia nel mondo virtuale ci limita e confina, illudendoci di essere il centro di tutto. “La bolla si struttura grazie a preferenze, somiglianze, affinità. La bolla è una bolla perché ci sta intorno. La bolla ci mostra ciò che abbiamo già visto, ci fa scoprire ciò che già sappiamo. La bolla ci trasforma in un dio che tutto vede e tutto sa perché ciò che ha intorno non gli procura alcuna sorpresa. E già accaduto. Nella bolla vige il regime della profezia che si avvera, volta per volta, grazie a una lista di cookies”.

Ritorna alla mente un ricordo d’infanzia e con lui il motivo per cui in questa bolla ci sentiamo a nostro agio, tutto è uguale a noi, nulla ci disturba, nulla è in contrasto “Mi sentivo uguale agli altri, che è una delle forme laiche di sapersi assolti” scrive Valerio.

E nella catalogazione che la tecnologia impone siamo tutti incasellati “Una società che tende linguisticamente all'etichetta - cavalcando il falso mito dell'inclusione, invece di tendere all'esercizio, mai noioso e mai semplice, pieno di compromessi e liti, stalli messicani e accelerazioni, della comprensione - una società che tende linguisticamente all'etichetta è una società nella quale la verità viene rappresentata da un sistema sempre crescente di segni arbitrari. Le etichette sono segni arbitrari dipendenti dal tempo, dalla tensione politica, dalla coscienza di aver acquisito lo status di borghesia. Questi segni, proprio come i dati che produciamo rispetto agli archivi per conservarli, crescono più velocemente della nostra capacità di memorizzarli e imparare a utilizzarli. E come se al nostro alfabeto di 26 lettere si aggiungessero giorno dopo giorno nuove lettere con le quali formiamo parole di cui non conosciamo il significato. E questo mi pare uno dei motivi della nostra crescente impazienza, nel suo significato di “sollecitati dal nervosismo dell'attesa”. L'attesa di comprendere che diventa impazienza di definire il mondo invece di attendere che i significati si dispieghino, nella relazione, nella funzione, per analogia, l'insofferenza per lo sguardo degli altri”.

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