Katherine Mansfield era fiamma che ardeva, illuminava il mondo circostante e si consumava. Per nulla al mondo si sarebbe risparmiata.
Per nulla al mondo avrebbe smesso di cercare. “Cerco la verità, sento la presenza della verità, ma non riesco a toccarla” dice nel libro di Nadia Fusini La figlia del sole. Vita ardente di Katherine Mansfield edito da Feltrinelli.
La vita della scrittrice neozelandese viene ripercorsa dal racconto di un fratello Franny a sua sorella Zooey, omaggio a Salinger, e lei sente Katherine vicina, affine. “Ci sono scritture che corrono ai margini dell’esistenza e ne costituiscono l’essenza. Scritture cosparse di scorie di vita che brucia. Scritture che del dolore del vivere colgono la fiamma abbagliante. E bruciano chi legge. Di questo genere è la scrittura di Katherine Mansfield. Ribelle, pellegrina, trasformista senza radici se non quelle che affondano nella scrittura” scrive Fusini nell’introduzione al libro.
Non sorprende la scelta di una scrittrice così assoluta e libera “Darei tutti i racconti di Maupassant per un solo racconto di Čhecov” dice una Mansfield troppo proiettata verso il futuro per i suoi contemporanei come Virginia Woolf che vedendola inorridisce dicendo “così si vestono le puttane”, per via delle sue calze colorate, i tacchi alti. Tuttavia le piace, riconosce l’arte che la nutre e che si spande da lei come un aroma.
Al suo compagno John M. Murry dice “Non sai cosa sia il desiderio. Sei un amante innocente, raggeli la vita che è in me”. Continua a bruciare senza sosta, per la scrittura, le arti, gli uomini, le donne sin quando lo stoppino diventa troppo corto e quella luce, immensa, calda e bellissime finisce per dissolverla.