Visioni d'insieme

La luce d’estate di Stefánsson

La luce d’estate di Stefánsson

Uno sguardo differente, fresco, vicino al nocciolo di ciò che siamo, emozioni e sentimenti.

In una terra ancora pura, per certi versi, ancora priva delle sovrastrutture che inquinano l’Europa vecchia e stanca e inutilmente seguace di una moderna esasperazione del fintamente vero.

Jón Kalman Stefánsson, ex insegnante e bibliotecario di Reykjavik, scrittore nominato più volte al premio del Consiglio Nordico, insignito proprio per Luce d’estate ed è subito notte del Premio islandese per la letteratura ha la rara capacità di scrivere in un modo che profuma di pane e aria fresca. Che ha occhi per vedere la bellezza in una donna di oltre cinquant’anni, che conosce la meraviglia del lavoro del camionista per quei tergicristalli che salutano, per le strade che si incurvano, per il tempo silenzioso e solitario che vive come un dono, che conosce lo stupore delle stelle.

Dà voce alle parole che abbiamo tutti nel profondo del nostro cuore “Una volta la fede era un anestetico, era lo strumento, lo scopo e la speranza, una volta c'erano le scienze, i sogni di un mondo migliore, meno distanza tra le persone, poi tutto è cambiato. Passano i giorni, i secoli, e oggi la fede è poco più della messa domenicale, la scienza appartiene agli scienziati, il sogno di un mondo migliore si è addormentato sul divano nuovo di zecca. Gli agi ci assediano da ogni parte a tal punto che riusciamo a malapena a tenere su la testa, ci appisoliamo, sogniamo e i sogni si confondono con gli opuscoli a colori delle agenzie di viaggi, si insinuano nei programmi televisivi, si moltiplicano in rete. Qualcuno ha detto che gli eroi di ogni tempo riflettono la propria società, che a loro modo sono la descrizione del momento in cui vivono. Cinquant'anni fa erano forse gli astronauti, vedevamo in loro la grandezza dello spirito umano, rappresentavano il potere delle scienze, nuovi mondi, perfino la temerarietà, non stiamo dicendo che fosse solo questo a caratterizzare quell'epoca, assolutamente no, i simboli sono sempre un'enorme semplificazione, eppure - gli eroi di ogni tempo sono a loro modo la descrizione della loro società, dei pensieri, dei sogni e delle speranze, l'eroe è un obiettivo, il faro da seguire, la consolazione nelle avversità, l’uomo ha bisogno di un eroe, fa parte della sua natura, chissà se gli eroi del nostro tempo sono i giornalisti, i designer e i cuochi?”. 

Stefánsson in Luce d’estate ed è subito notte edito da Iperborea e tradotto da Silvia Cosimini fa sorridere in un lampo “avevano camminato così lentamente che una lumaca sarebbe esplosa d’impazienza” e altrettanto velocemente sa incantare “Due sono le cose che faccio - respirare e pensare a te. Può volerci un po’ per pulire la scritta sullo specchio, ma va bene così, perché i messaggi importanti, quelli che contengono una qualche verità, un nocciolo di essenza, belli nella loro disperazione, non possono essere consegnati in un modo che consenta di cancellarli facilmente. Due sono le cose che faccio - respirare e pensare a te. È perfettamente vero e al tempo stesso è una sciocchezza, o almeno una bella esagerazione”.

Un libro semplice, fresco come l’aria pura dei cieli d’Islanda.

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