Visioni d'insieme

Piove, il vetro come obiettivo

Piove, il vetro come obiettivo

Salire sull’autobus mentre fuori piove. Osservare dai vetri sporchi le gocce puntare dritto a te come proiettili a velocità folli giù dal cielo.

Sotto le nuvole grigie la strada è più scura del grigio dell’asfalto. È una lunga scia d’acqua, un fiume a tratti, fatto di correnti che non precipitano cascando nei pozzetti della raccolta delle acque piovane. È un galleggiare difficoltoso di buste di plastica di rifiuti di piccole rimanenze, di cose abbandonate ai cigli delle strade. Un ombrello rotto attraversa sulle strisce pedonali illudendosi di essere ancora con la testa all’ingiù. 

Tre ragazzi sfrecciano sui marciapiedi ignari del sopraggiungere di un suv che solleva un’onda manco fosse l’oceano, manco fosse quella perfetta per i surfisti. 

Il sole resta coperto nella sua pigrizia da accumuli scuri mentre una folata di vento strappa via decorazioni natalizie. E le luci intermittenti dei semafori segnalano un guasto improvviso. Se ieri San Nicola ha declinato l’invito a salire su un’auto per un saluto alla città di Bari, oggi è il sereno a non accennare a palesarsi.

Neanche lo spazio per un arcobaleno, un timido spiraglio di luce.

Sulle panchine nessuno si siede a bagnarsi, rinchiusi dietro i vetri delle scatole tutte uguali in cui abbiamo scelto di restare. Scenari di acqua che non conosce staticità. Dinamismi improvvisi mentre tutto scorre. Via. Come una barchetta di carta che un bambino abbandona sul rivolo d’acqua.

La mia fermata è la prossima, agenti di polizia controllano il green pass. E vorresti solo piovesse un diluvio.

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