La vecchia torre costiera, vedetta sull’orizzonte del mare, aspetta di scorgere, tra il blu e l’azzurro, l’arrivo di qualcuno da segnalare.
Il vento e la salsedine la accarezzano sottraendole polvere da distribuire sulla scogliera. Tra le rocce i segni di imponenti sottrazioni a creare percorsi per attività in disuso. Una lunga insenatura, una piccola piscina ad unire vecchie cave, acqua bassa in cui i bambini in estate si approcciano al mare imparando a nuotare tra gli schizzi gioiosi sollevati agitando mani e piedi.
A Marina Serra nel comune di Tricase in provincia di Lecce, l’acqua si tinge di tutte le sfumature di azzurro e verde. Protetta dalle rocce alte che si stagliano sul mare l’insenatura conserva il fascino del piccolo porticciolo scavato nella roccia, i pescatori con le loro canne attendono che i pesci abbocchino.
Torre Palane osserva il mare, e alle sue spalle rivolge lo sguardo al piccolo santuario della Madonna dell’Assunta eretto nel XVI secolo quando dal mare giungevano i Saraceni. I loro sguardi sono cenno di ritrovata insicurezza, vigilando su un mare che piange dolore di mancati approdi.
Nella piccola marina il tempo è fermo, ci si arriva di proposito interrompendo la litoranea, e ci si ferma ad ascoltare la natura che comunica con il suo linguaggio di piccoli suoni. Una rondine sorvola la scogliera porta messaggi da altre sponde, disegna nel cielo traiettorie che invitano alla libertà. Dalla porta sul mare una piccola onda sospinge acqua a tornare a casa, un fiume che gira in circolo e niente resta immobile.