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Il bacio, apostrofo rosa al sapore dell’anima

Il bacio, apostrofo rosa al sapore dell’anima

Quando il sole sorride alto sulla linea blu dell’orizzonte di questo mare che ci separa, noi sponde opposte, in quel momento penso a te.

Se solo potessi attraversarlo questo mare che ci separa, potrei donarti un bacio. “Un bacio, insomma, che cos’è mai un bacio? Un giuramento fatto un poco più da presso, una promessa più precisa, una confessione che cerca una conferma, un apostrofo rosa fra le parole t’amo, un segreto soffiato in bocca invece che all’orecchio, un frammento d’eternità che ronza come l’ali d’un ape, una comunione che sa di fiore, un modo di respirarsi il cuore e di scambiarsi sulle labbra il sapore dell’anima!”. Edmond Rostand lo ha descritto poeticamente nel suo Cyrano de Bergerac.

E il tuo sapore dell’anima vorrei provare, sulla riva del luogo in cui amavamo incontrarci nei pomeriggi assolati quando il vociare si trasformava nel respiro lieve del sonno dei villeggianti.

Un bacio, come una carezza lieve e poi un tornado, come il vento che prima increspa il mare e poi gonfia onde ad infrangersi contro la scogliera, contro me.

“Ogni bacio chiama un altro bacio. Ah! nei primi tempi di un amore i baci nascono con tanta naturalezza! Spuntano così vicini gli uni agli altri; e a contare i baci che si è dati in un'ora si faticherebbe come a contare i fiori di un campo nel mese di maggio.” Marcel Proust, ne La ricerca del tempo perduto, ti ha conosciuto.

Ed io i tuoi baci non vorrei contarli mai, che tendessero all’infinito, il nostro limite e “Beati coloro che si baceranno sempre al di là delle labbra, varcando il confine del piacere, per cibarsi dei sogni”, scriveva Alda Merini.

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