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Ceglie rinasce grazie al suo passato?

Ceglie rinasce grazie al suo passato?

L’antica Caeliae torna alla luce

“ll rinvenimento di questo nucleo di sepolture a Ceglie del Campo non era inaspettato”.

Lo ha detto il soprintendente del settore archeologia della Città metropolitana di Bari, Luigi La Rocca. Non è un caso quindi che uno dei quartieri più periferici e problematici della città abbia un potenziale inespresso che pian piano sta venendo alla luce.

Ci sono due Bari, una da un lato e una dall’altro dei binari della ferrovia. Una città tagliata in due, con le due metà del cuore che si allontanano sempre più. Ma poi, capita che a 7 chilometri di distanza da quello che diventerà il polo dell’arte contemporanea della città, vengano alla luce reperti archeologici risalenti ad un periodo compreso tra il V e il III secolo avanti Cristo. Un caso.

Il Comune su quell’area stava avviando i lavori di realizzazione di un giardino pubblico. Ma scavando è tornata alla luce una necropoli con sepolture a fossa nel banco calcareo testimonianza della comunità peucetia che abitava Ceglie nell’era ellenistica. Tra i tanti ritrovamenti, rimasti dopo i saccheggi avvenuti negli anni ad opera di scavatori clandestini, brilla una donna, ritrovata in posizione semicontratta, la cui tomba è stata adornata dai suoi cari con vasi e terrecotte tipici del rituale funebre.

Della sua storia restano i vasi, una lekythos con decori a rilievo che raffigurano Neottolemo e Cassandra a Troia e le terrecotte di una sfinge e di Afrodite Anadiomene. Non è un ritrovamento inaspettato. No. L’antica Caeliae torna alla luce per caso e prepotentemente si riprenderà il posto che le spetta. L’area verde sorgerà ancora, ma farà da cornice a quello che diventerà uno dei più importanti siti archeologici della città. E se Ceglie non fosse solo il degrado, i caseggiati costruiti nel nulla, la criminalità, la marginalità? Se diventasse il cuore di una Bari impastata di storia, cultura e arte? Può una città nata prima di Roma restituire dignità ad un intero quartiere?

Sì, con il suo castello che nell’anno 1156 diede rifugio ai baresi che fuggivano dall’assedio di Guglielmo I di Sicilia. Con i suoi ipogei, le mura peucetie e le necropoli. Se il cuore di Bari per una volta non fosse il Murattiano, ma un quartiere alla estrema periferia della città? Può una città come Bari avere più cuori e non vivere la bellezza sempre e solo da un lato della strada?

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