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Sanremo, meglio ieri che oggi

Sanremo, meglio ieri che oggi

Come saprei cantare io nessuno saprebbe mai. Come saprei riuscirci io, cantano gli esclusi della settantunesima edizione di Sanremo. 

Ben contenti del calo di audience. O almeno lo penso io che mentre guido direzione Bari ho spento la radio per non ascoltare le canzoni del Festival e concentrarmi sulla cartella del mio Pen Drive, il meglio di Sanremo 1951-2020.

Un’ora di buona musica in compagnia di tanti interpreti e cantautori. Da Grazie dei fiori di Nilla Pizzi a La terra dei cachi di Elio e le storie tese.

La dove c’era l’erba ora c’è una città”, canta con voce inconfondibile e senza alcuno sforzo Adriano Celentano che nel 1966 venne escluso dopo la prima serata e pensare che gli avevano proposto di interpretare Nessuno mi può giudicare che cantata da Caterina Caselli si piazzò al secondo posto. Due successi, che ancora oggi tutti ricordano e molti riscoprono.

Lontano dagli occhi, lontano dal cuore e tu sei lontana, lontana da me. Per uno che torna e ti porta una rosa, mille si sono scordati di te” ecco Sergio Endrigo e il suo brano secondo classificato nel 1969. 

Il 1981 è un anno fortunato, Alice vince con Per Elisa ma altri due successi caratterizzano quella edizione. “Ancora, ancora, ancora perché io da quella sera non ho fatto più l’amore senza te e non me ne frega niente senza te. Anche se incontrassi un angelo, direi non mi fai volare in alto quanto lei”, indimenticabile interpretazione di Eduardo De Crescenzo. Il secondo lo canto a squarciagola sola nell’abitacolo. “Che resta di un sogno erotico se al risveglio è diventato un poema? Se a mani vuote di te non so più fare come se non fosse amore se per errore chiudo gli occhi e penso a te. Se per innamorarmi ancora tornerai, maledetta primavera”, la voce di Loretta  Goggi sovrasta il clacson del tir che mi saluta.

Neanche il tempo di riprendere fiato che parte un altro brano della Goggi, è la sigla di Sanremo 1986. Io nascerò, “dove ti ho lasciato nascerò. Non avrò paura più del tuo maestrale, non voglio più affondare. Io nascerò per me sola ancora nascerò, nessun vento mi potrà più fare male ormai affronto il mare”. Il brano è scritto da Mango che partecipa a quella edizione con Lei verrà, “Per noi avrò strane parole, quelle che non riesco a dire mai, parole di cui ti vergogni. Ah ci sarà il sole, nella stanza in fondo agli occhi tuoi. Amore che non dai più sogni amore che non dai. Lei verrà io ne ho già sete, lei verrà”.

Sono già a Bari, parcheggio. Ciao Sanremo alla prossima e no, Bugo non ci sarà nella mia personale compilation.

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