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Nella quiete della campagna, le note del vento

Nella quiete della campagna, le note del vento

Uscire o non uscire? Questo è il problema. Non potendo superare i limiti geografici del proprio comune meglio addentrarsi tra le campagne.

In una giornata calda per essere un 9 novembre, passeggiare sulle strade strette tra gli uliveti è avventurarsi tra le scenografie di un film horror. Sarà per gli spettrali resti degli ulivi colpiti dal disseccamento rapido, sarà per i rovi che avanzano verso il centro dell’asfalto ma qui la sensazione è di essere soli da tempo. Terreni incolti, erba alta, cicorielle selvatiche a quintali, anche raccoglierle sembra oggi un riavvicinarsi ad un paesaggio che non appartiene alla memoria. Meglio seguire il rumore dell’acqua, quella che scorre nei canali in cemento del consorzio di bonifica  Ugento Li Foggi. L’acqua scorre tra le canne. Eccole alte suonare melodie soffiate dal vento, giocare a nascondere il sole. Sul sentiero che costeggia i canali la natura racconta che l’uomo manca da tempo, anche l’abbandono incontrastato di rifiuti sotto gli alberi e sui ponti sull’acqua, vista l’assenza, ne da conferma. In questo spazio il rumore dei miei passi sulle canne lungo il sentiero è uno scricchiolio che si accorda al silenzio interrotto dal fruscio del vento tra le canne e allo sciabordio dell’acqua tra le sponde. In lontananza si ode il colpo di un fucile, gli uccelli tacciono all’improvviso, per poi riprendere a cantare scampato il pericolo. Dovremmo danzare tutti quanti sulle note della natura ed anche sotto la pioggia, se ci fosse, con un ombrello in mano allegramente. Un grillo parla al suo vicino, comunica che Trump ha perso le elezioni. Sembrano contenti. Che fate danzate anche voi?

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