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#freeantoniocanova ripostare per difendere la bellezza

#freeantoniocanova ripostare per difendere la bellezza

Contro l’algoritmo di Instagram si mobilita il museo Canova

Che un algoritmo sia privo di anima certo è cosa nota, ma che chi dotato d'anima si pieghi ad una sequenza di numeri per decidere cosa sia scandaloso, oltraggioso e indecente è fuori da ogni logica.

Dell'ultima aberrazione di questa logica distorta ne è vittima il Museo Canova. 

Da più di un mese il museo riceve la notifica che l'hashtag #antoniocanova è stato segnalato come inappropriato. 

E dire che il pudore di Instagram si è manifestato tardi rispetto al padre padrone Facebook che da più di un anno ha definito le sculture dell’artista veneto "di natura molto sensibile”.

Proprio lui che inseguiva il "bello ideale" intesa come "nobile semplicità e quieta grandezza" viene considerato non da un suo pari ma da un elaboratore elettronico inappropriato.

Che verrebbe da chiedersi cosa, una sequenza di numeri, può ritenere inappropriato. Di come, se ha capacità di scandalizzarsi per i glutei nudi delle Tre Grazie, non trovi in se la capacità di venir rapito dalla loro armonia e delicatezza. Di rimanere incantato dalla bellezza e dalla purezza della Venere Italica, dalla quale vien solo turbato per il suo seno nudo. 

Il museo di Possagno a lui dedicato si sta battendo sullo stesso campo di questo fantomatico algoritmo, lanciando l'hashtag #freeantoniocanova chiedendo agli utenti di scendere nella piazza virtuale, ripostando le opere censurate. Mostrando così ad un algoritmo che nessuna natura molto sensibile viene offesa dalle linee del Canova.  Al più, ne viene elevata. 

Al grido della Gipsotheca Museo Antonio Canova hanno risposto anche altre realtà museali, vittime delle stesso trattamento: Museo Palazzo Grimani, il Consorzio Ville Venete, Villa Emo, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. 

In tempi in cui una stringa di numeri determina il nostro senso del pudore e i criteri per determinarlo,  in cui ogni attività privata o lavorativa che compiamo si piega alle regole del virtuale, togliendo ogni autenticità, ogni ricerca del vero, in cui ogni singolo gesto deve rispettare le leggi non scritte di un anonimo impalpabile oscuro dittatore del web, sinanche quando andare a capo in una frase, in tempi in cui per essere reali bisogna prima essere virtuale ci tocca compiere un gesto assurdo.  

Perdere il senso della realtà e ribadire l'ovvio e dire che Canova è Bellezza e con un sorriso amaro, per l'esserci piegati all'assurdo, dobbiamo gridare #freeantoniocanova.

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