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Una scuola per l’Europa

Una scuola per l’Europa

Amo scoprire angoli nascosti ed osservare panorami unici. Viaggio per ascoltare lingue diverse, immergermi nella cultura, usi e abitudini

del posto, modi di dire e routine quotidiana.

Per il secondo anno nella mia scuola ho avuto l'opportunità di scoprire un altro angolo d'Europa e grazie a progetti Erasmus per docenti sono stata a Stoccolma. Colleghi dall’Italia, Spagna, Grecia, Cipro, Ungheria, Germania, Svezia, tutti insieme. È bastata una canzone rappresentativa di ogni gruppo, ed ecco per magia, un nuovo avvio di intrecci e relazioni con altri popoli prende forma. Ho incontrato persone fantastiche che mi hanno consentito di catturare tutto quel che ho potuto in modo naturale, completo ed efficace e di apprezzare la loro preparazione, empatia e cordialità.

Ho avuto modo di riflettere su ciò che è alla base della comunicazione, sulla consapevolezza di ciò che si fa in funzione degli altri, sulla responsabilità delle azioni che si compiono e quanto possono condizionare le menti degli studenti, sulle scommesse educative della vita di ogni giorno. Ho scoperto nuove modalità di approccio all'insegnamento, la relazione di fiducia che nasce dalla trama e dall'ordito tessuto dalle persone che lavorano nella scuola. Parlando con gli studenti ho percepito che considerano la scuola una seconda famiglia in cui ognuno svolge il suo compito e agisce in funzione di sé e degli altri, in autonomia di pensiero e azione, in un clima di libertà e responsabilità. Gli alunni non si annoiano, non sembrano stanchi. Gli insegnanti sono tranquilli, non combattono contro il tempo, sorridono, si prendono cura degli studenti che frequentano e imparano con passione. Questa è la sfida per l'educazione, la giusta direzione da seguire per continuare a crescere. L'istruzione è un diritto imprescindibile per tutti in Svezia, anche per gli stranieri, a tutti deve essere garantita l'opportunità di studiare a titolo gratuito. Col trascorrere dei giorni mi sono sentita trascinare e guidare, piacevolmente coinvolta senza remore e forzature, nel flusso della narrazione, della conversazione, del continuo confronto ed ho imparato molto da questa esperienza. Ho compreso che solo se si entra davvero nella quotidianità della vita, se si osserva il modo di essere e lavorare, si può comprendere l’identità di un popolo.

La filosofia di vita del popolo svedese viene definita con una sola parola “Lagom”, il “giusto”, cioè “equilibrio”. Per gli svedesi la semplicità e la sostenibilità ambientale sono alla base della cultura, accontentandosi della soddisfazione derivata dalle piccole cose. Ho imparato che c’è un’istituzione sociale, una sorta di rito nella cultura riguardo le pause lavorative che loro chiamano “Fika”. La Fika in Svezia non è solo consumare una bevanda calda con qualcosa di dolce, è fare una pausa, appropriarsi del tempo per il proprio benessere, conversare e condividere momenti con amici, familiari e colleghi. Altra parola importante è “Kram”, l'equivalente di abbraccio, coccola, bisogno di affetto. In Svezia ho trovato accoglienza, estrema disponibilità a condividere le esperienze e desiderio di cogliere tutto ciò che è incontro, confronto e sfida.

È stata un’esperienza formativa che non dimenticherò.

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