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Sono stati presentati oggi, dopo 30 mesi di attività, i risultati del grande progetto di ricerca One Health – One Welfare – One World
che ha unito università e imprese agro-zootecniche per innovare le filiere del latte e della carne. Tre le università coinvolte, Università degli studi di Bari con i dipartimenti di Medicina Veterinaria, di scienze del suolo della pianta e degli alimenti, di Farmacia e scienze del farmaco, di chimica e di medicina interna, università di Teramo con il dipartimento di biologia e l’università del Molise. 9 le realtà agro-industriali che hanno contribuito alla sperimentazione, CentroCarni, Plantamura, Irplast, Inalca, Cartonpack, Dalton, Sandemetrio, Materrese e Gioiella.
La ricerca universitaria alza l’asticella della qualità e apre ad una nuova era di sostenibilità con l’introduzione di foraggi idroponici di orzo e piselli e un mix di oli essenziali estratti da alloro e carciofi. Mozzarelle e hamburger ad alto valore nutrizionale: dalla Puglia la svolta mondiale per latte, carne e il benessere animale. I primi risultati su 100 volontari evidenziano un maggiore beneficio per i batteri buoni del nostro intestino. Un intervento multidisciplinare che ha sviluppato nuovi protocolli produttivi, alimentari e tecnologici per ottenere carni, prodotti a base di carne e formaggi con valore nutrizionale migliorato, maggiore sicurezza e una shelf-life più lunga, riducendo al tempo stesso l’impatto ambientale e promuovendo il benessere animale.
I risultati del progetto sono stati presentati oggi nel corso di un talk nell’azienda Matarrese ad Alberobello. Al talk hanno partecipato il responsabile scientifico il professore Pasquale De Palo, il delegato del Rettore professore Gianluigi De Gennaro, il presidente ARA Puglia Francesco Donghia, il direttore tecnico ARA Puglia Giuseppe Mangini, il direttore del dipartimento di medicina veterinaria professore Nicola Decaro, il professore Giuseppe De Mastro, il professore Antonello Paparella dell’università di Teramo, professoressa Filomena Faustina Rina Corbo, il dottor Francesco Pellegrino, ed ancora il professore Aristide Maggiolino, il dottor Alessio Di Luca, la professoressa Isa Fusaro dell’università di Teramo, il professore Giuseppe Maiorano dell’università del Molise. La dottoresse Michela Pia Totaro e Claudia Antonino, il professore Francesco Fracassi, il professore Giuliano Vox e la professoressa Elisabetta Bonerba e il dottor Mirco Vacca, il professore Rocco Roma, la dottoressa Francesca Anzolin (CSQA) ed ancora le imprese partner con Gianluca Liuzzi (Gioiella), Gianni Matarrese (Matarrese) Carlo Perla (Dalton) Valeria Plantamura (Plantamura) e Mariantonietta Porcelli di Agriplan.
Il progetto che ha visto come capofila il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari, con la responsabilità scientifica del professor Pasquale De Palo, rappresenta una delle più ampie collaborazioni in ottica One Health realizzate nel Mezzogiorno. Alla rete accademica si sono integrate numerose imprese del settore agro-industriale pugliese, coinvolte nello sviluppo e nella validazione di nuove soluzioni sostenibili.
Innovazioni per la sostenibilità: idroponica e valorizzazione dei sottoprodotti
Il progetto che ha coinvolto l’Università di Bari, ha affrontato in modo sistemico tre ambiti chiave: ambiente, benessere animale e qualità del prodotto finale.
Tra i risultati più rilevanti si segnala la sperimentazione della coltivazione idroponica alimentata da reflui zootecnici, una tecnica che consente di ridurre l’impatto degli allevamenti, ottimizzare il consumo idrico ed energetico e produrre foraggi freschi di elevato valore nutrizionale. Particolarmente promettente, è risultato il mix orzo 80% + pisello proteico 20%, capace di aumentare resa e tenore proteico rispetto all’orzo da solo.
Parallelamente sono stati progettati packaging biodegradabili e attivi, in grado di prolungare la conservazione dei prodotti e ridurre lo spreco alimentare.
Benessere animale: oli essenziali, piante officinali e un nuovo standard alimentare
La ricerca del Dipartimento di Medicina Veterinaria ha testato protocolli alimentari basati su foraggi verdi, piante officinali e integratori naturali. Le prove in vitro hanno utilizzato oli essenziali di rosmarino, alloro e origano, insieme a fitoestratti di carciofo ricavati da sottoprodotti di varietà locali. Le simulazioni di fermentazione ruminale hanno messo in evidenza che piccole dosi di questi estratti naturali migliorano la digeribilità e contribuiscono alla riduzione delle emissioni di metano: in particolare l’olio essenziale di alloro e l’estratto di carciofo di Mola tardivo si sono dimostrati i più efficaci.
Un traguardo di assoluta novità è stato lo sviluppo di microcapsule rumino-protette che veicolano gli oli essenziali oltre il rumine, rilasciandoli solo nell’abomaso e nell’intestino. Grazie a una tecnologia di prilling/vibration, le microcapsule risultano stabili per 24 ore nel rumine e si aprono solo in ambiente acido. Questa innovazione, oggetto di deposito di brevetto, consente di massimizzare l’effetto antimicrobico e antinfiammatorio degli attivi naturali riducendo la loro interferenza con la fermentazione ruminale.
Dalle prove in vivo ai prototipi alimentari: carni e formaggi “migliorati”
Le prove in campo su bovini da latte e da carne hanno confermato i benefici osservati in laboratorio. L’introduzione di foraggi idroponici, oli essenziali microincapsulati, insilati di bratte di carciofo e vinacce d’uva ha prodotto:
Sul fronte dei prodotti trasformati i ricercatori del DiSSPA hanno sviluppato tecniche per la produzione di formaggi e prodotti carnei con contenuto lipidico ridotto e arricchiti in fibre grazie all’impiego di inulina estratta da cicoria e di altri sottoprodotti vegetali. Prototipi di mozzarella e hamburger sono stati sottoposti a un trial clinico condotto dal Dipartimento di Medicina Interna dell’Università di Bari, coordinato dal professor Piero Portincasa, su 100 volontari. I risultati mostrano un elevato gradimento, un miglioramento dei sintomi gastrointestinali e, dagli esami sul microbiota, una maggiore stabilità e resilienza della flora intestinale.
Verso uno standard certificato: il disciplinare CSQA
Tutte le procedure e i protocolli sviluppati sono stati certificati da CSQA, che ha elaborato un disciplinare composto da cinque pilastri: benessere animale, sicurezza alimentare, sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale e sostenibilità economica. Un modello che potrà essere adottato dalle aziende per qualificare la produzione secondo criteri verificabili e riconosciuti.
Una visione integrata per il futuro delle filiere zootecniche
“Oggi si conclude il progetto One Health – One Welfare – One World, un progetto ambizioso e impegnativo che dimostra come la ricerca multidisciplinare possa generare innovazioni concrete per migliorare la qualità delle produzioni, il benessere degli animali e la sostenibilità delle filiere, afferma il responsabile scientifico professor Pasquale De Palo. I risultati ottenuti aprono la strada a futuri sviluppi industriali e alla possibilità di trasferire le innovazioni ad altre filiere del settore agroalimentare, confermando il ruolo degli atenei italiani come motore strategico di innovazione sostenibile. È stato un lavoro sinergico che ha coinvolto alcune realtà agro-industriali del Mezzogiorno e il mondo degli allevatori. Dal benessere animale dipende la salute pubblica ed è in questa ottica che abbiamo operato”.
Il progetto è realizzato nell’ambito del PON “Ricerca e Innovazione” 2014-2020- Asse II; Area di specializzazione “Agrifood”.

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