
www.pressinbag.it è una testata giornalistica iscritta al n. 10/2021 del Registro della Stampa del Tribunale di Bari del 10/05/2021.
Quando mi rifugio nei miei luoghi più cari tra montagne, boschi e piccoli borghi tranquilli, mi piace andare lungo il fiume.
Amo stare in riva, seduta comodamente e perdermi nel silenzio e nella calma circondata dalla natura. Ascolto solo il suono dell'acqua, il cinguettio degli uccelli e guardo i colori della natura intorno a me.
Mi stupisco nell'osservare le pietre, colorate, lucide, speciali. Mi piace molto raccoglierne qualcuna e portarla con me, rosse, marroni, beige, bianche e mille sfumature di grigio, rigate, a puntini, lisce e ruvide. Mi incanto pure nel guardare le rocce lungo le strade, sono ferme immobili, testimoni storiche della vita che va.
Il paesaggio del fiume è così vario che non mi annoia mai, salti d'acqua e cascate, lo scorrere ora lento poi tumultuoso, i vortici che si creano a mulinello, il tutto è condizionato dalla posizione e dimensione delle pietre.
Pietre in successione una dopo l'altra quasi ad indicare una direzione, quella seguita dall'acqua che senza mai fermarsi continua la sua strada parzialmente deviata dall'uomo, una forzatura che può cambiare il naturale percorso vecchio di secoli. Seguo con lo sguardo foglie di varie sagome, misure e colori che cadono trasportate dal vento navigando il fiume.
Mi soffermo su una di esse, cade in acqua, si appoggia sulla superficie fa giravolte su se stessa come una atleta di danza ritmica, si tuffa, riemerge più distante laddove il flusso è più violento (impetuoso), continua poi la sua corsa, il suo viaggio verso l'ignoto dove sarà guidata dalla corrente chissà dove arriverà e poi si fermerà.
Chi la raccoglierà, forse la mano di un bambino, o quella di un anziano che magari penserà a quella foglia giunta lì, alla fine della sua vita? E nella sua mente rifletterà sul tempo che vola, naviga spinto dal vento e divora tutto ciò che incontra mentre travolge noi che cerchiamo di sospenderlo e fermarlo in uno scatto, sequenze di un video catturato, rubato, già passato e non è più ora.
Pietre e sassi logorati dal tempo, dolcemente levigate dal gentile movimento dell'acqua ferma, si lasciano attraversare ed eseguono una melodia che si ripete incessante e mi aiuta a non pensare, liberando la mia mente da preoccupazioni, pensieri, parole.
La natura prende il sopravvento, diventando solista su un palcoscenico meraviglioso, noi siamo lì spettatori che applaudono incantati, lo spettacolo della vita che va in scena.
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