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In questi tempi di grandi sacrifici e ristrettezze economiche ricevere l'invito ad un matrimonio, spesso, non viene accolto con piacere.
Io, al contrario, non vedevo l'ora. Non è che, come si usa dire a Bari, "li ho cresciuti", avendoli conosciuti già ventenni ma ho, un po’, seguito le loro vite. Ovviamente mi riferisco agli sposi. Ho una grande stima e provo enorme affetto nei loro confronti. Dapprima abbiamo condiviso la nostra amata “race”, il collante di noi mamme in rosa, poi pranzi e cene ricchi di risate e di pietanze e di racconti delle nostre famiglie e delle nostre tradizioni.
La distanza, indispensabile a volte, per permettere una crescita professionale, e successivamente eventi difficili, non hanno, tuttavia, affievolito il rapporto. Noi abbiamo, comunque, continuato a condividere scelte, decisioni, esperienze.
I preparativi sono stati un po’ più complicati, proprio perché organizzati da lontano, ma alla fine tutto è andato a meraviglia. È stato un matrimonio carico di magia.
Il giorno del matrimonio è arrivato, tanto atteso anche da me che volevo curare ogni dettaglio del mio look, ma quella mattina la mia testolina era in tilt: una sensazione di inadeguatezza mista a malinconia, tristezza e conseguente malumore. Che antipatico stato d’animo. Persino l'attesa dal parrucchiere, ahimè inevitabile nonostante un appuntamento preso con largo anticipo, era diventata snervante.
Un’ansia da prestazione mi stava facendo perdere tutto l'entusiasmo? Risaliva a diversi anni addietro l'ultima volta in cui mi ero preparata da testa a piedi per partecipare ad una festa. Ero, come sempre, in ritardo ma mentre mi vestivo (in fretta), pian piano, l'ansia scompariva. Ero orgogliosa di indossare un abito lungo di mia madre risalente agli anni '70; così attuale da sembrare acquistato in una delle più famose boutique baresi. Per completare l'outfit al mio braccio anche la sua immancabile borsetta all’uncinetto di rafia blu. Ecco l'imprevisto: mi si erano chiusi i buchi delle orecchie. Piccola grande tragedia, ma con non poche sofferenze, alla fine, due stelline sberluccicanti, assolutamente di bigiotteria, pendevano dalle mie orecchie. Uno scialle grande, avvolgente e luminoso per fare scena ed eventualmente proteggere dal freddo ed un golfino preso al volo, perché non si sa mai. Arriviamo, io e un’altra amica di famiglia, puntuali ma perfettamente consce che avremmo aspettato, perché è consuetudine che la sposa si faccia attendere. Il contesto della masseria in cui si è svolto il matrimonio, da subito, mi colpisce molto. Ed il luogo dove si è celebrato il rito nuziale appare riservato e direi quasi intimo. Una esplosione di fiori colorati, di vario tipo, semplici, ma veramente d’effetto. Un ristretto numero di invitati ad attendere. Ecco arrivare lo sposo che saluta ed abbraccia tutti con la sua simpatia travolgente e finalmente la sposa, bellissima, che cerca di mascherare l'emozione attraversando il suo pink carpet con un sorriso contagioso, al braccio di un papà che è totalmente offuscato dalla sua abbagliante luce. Da questo momento in poi è stato un susseguirsi di magia. Quello che mi è arrivato mi è rimasto dentro fino ai giorni successivi. Ho provato tutto ciò quando si è sposata la mia bambina. Il rito è stato ricco di impegni e conferme, versi dedicati all’amore, citazioni sulla amicizia, scambio di anelli inconsueti recanti simboli particolari.
Molto commovente e significativo il rito della sabbia: consiste nel versare, alternandosi, la sabbia di due diversi colori in un contenitore fino a creare una miscellanea indissolubile come l’unione e la famiglia che sta nascendo. Il tutto col sottofondo del cinguettio degli uccellini e delle cicale ed il sole, grande protagonista, anche se ormai prossimo al tramonto. Impossibile non commuoversi, ma è stato giusto un attimo perché l’allegria e la felicità di questi due ragazzi ha, immediatamente, contaminato tutti.
Il resto della festa si è svolto ispirandosi ad una bella festa di paese ma con eleganza e cura dei dettagli. Mi ha colpito la cena fra gli ulivi e quelle mille e mille lucine, i piedi nell'erba ed in cielo una enorme luna piena, un plenilunio quello di luglio, detto “del cervo” al quale vengono attribuiti molteplici significati e simboli legati a rinnovamento, rinascita abbondanza e chi più ne ha più ne metta. Casuale? Parlare di unioni, in questo momento è veramente arduo, è un territorio minato, meglio lasciar perdere. Ognuno ha la libertà di credere o non credere nel matrimonio. Ciò che i miei occhi ed il mio cuore hanno recepito, durante questa esperienza, è stato un amore unico che non è stato ostentato, un amore spontaneo e sincero fatto di baci e abbracci, di sguardi, di complicità, di ammiccamenti. Una vera e propria esplosione di felicità condivisa con tutti.
Di ritorno a casa, con le nostre bomboniere che di sicuro non si riempiranno di polvere in qualche credenza perché golosamente delizieranno i nostri palati, io e la mia amica eravamo molto infreddolite ma davvero contente e grate per quanto avevamo vissuto con questi sposi e con le loro famiglie. Questo perché ci lega un affetto speciale.
Il giorno seguente il cielo era pieno di impalpabili nuvole, bianche come panna montata. Quelle nuvole che guardavo con la mia nipotina creando insieme a lei, con tanta immaginazione, storie bellissime. Quelle stesse nuvole che, per tanto tempo, non avevo più voluto o, semplicemente, potuto guardare.
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