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Memorie d’altri tempi

Memorie d’altri tempi

Ho vissuto per molti anni in famiglia, come si faceva una volta, genitori, fratelli zie, zii, nonna, tutti in una grande casa.

Siamo nati lì io e i miei fratelli circondati dall’affetto e le attenzioni di tutti i membri della famiglia, coccolati, viziati a volte, protetti. 

La casa era al quinto piano, rione Japigia, via Daunia, il caso ha voluto che tornassi proprio in quella strada il mio primo giorno di lavoro. 

Non c’era l’ascensore, le camere erano grandissime e luminosissime, ricordo perfettamente la cucina in muratura, come quelle di una volta con rivestimento in mattonelle, piastra metallica con tanti cerchi concentrici e sotto di essa uno sportellino che serviva per l’inserimento della legna, strano trovarla in città. Nonna mi raccontava che fu felicissima nel vedere quella cucina appena entrata in casa.

A fine estate si faceva la salsa: grandi casse di pomodori maturi, ciotole piene di foglie di basilico, passapomodoro a manovella, barattoli e bottiglie della birra lavati e pronti ad essere riempiti. Noi bimbi avevamo il compito di infilare basilico in bottiglie e barattoli. Poi si procedeva all’inserimento della salsa, chiusura delle bottiglie e bollitura in un grande calderone in alluminio posizionato sulla cucina con panni sul fondo e sopra le bottiglie per evitare che subissero il contrasto di temperatura e si rompessero. Riaffiorano i ricordi della cucina della nonna quando guardo film ambientati in tempi ormai andati. 

Se chiudo gli occhi riesco a vederla e sentire ancora i profumi dei cibi che si diffondevano per la casa e noi bambini correre via dopo aver rubato i biscotti appena sfornati.

Di fronte al nostro palazzo in altri due appartamenti più piccoli abitavano due zii con rispettive famiglie. Noi bambini ci salutavamo e parlavamo dai balconi, seduti a terra a volte con le gambe a penzoloni vicino alla ringhiera, sempre controllati da un adulto. Avevamo età diverse, facevamo la stessa strada per andare a scuola, passavamo molto tempo insieme essendo quasi tutti coetanei. Che bello il tempo dell'infanzia.

Ad un certo punto per motivi di lavoro mia zia e la famiglia si spostarono in Emilia per lavoro, e ne sentimmo molto la mancanza. Dopo qualche mese io e la mia grande famiglia ci trasferimmo in una villa tutta nostra con giardino, fontane e tanto spazio per giocare a palla, andare in bici, in altalena.

Era il mio onomastico il primo giorno nella casa nuova, c’eravamo proprio tutti a festeggiare, anche gli zii erano tornati dall’Emilia per le vacanze, sarebbero stati con noi per il mese di agosto. 

Con zio Franco e zia Lina di solito andavamo al mare a Ginosa Marina. Affittavano un pulmino di circa 10 posti e per noi era festa: zii, cugini e noi tre, 10 bambini in totale. La strada da fare era tanta, bisognava attraversare alcuni paesini per arrivarci ma tra una risata e l’altra il tempo non era un problema. 

Ci divertivamo tanto, zio era sempre allegro.  Arrivati ad un piccolo incrocio che indicava Ginosa Marina c’era la statuina di una Madonnina: “Siamo arrivati alla Madonnina, bimbi tra poco arriviamo al mare!”, diceva con gioia. 

Quello era il nostro mare. Per arrivarci attraversavamo la pineta, tutti in fila, ognuno di noi trasportava qualcosa. Poi dopo l’ombra del bosco una meravigliosa visione: acqua di un azzurro intenso, linea invisibile che univa il mare al cielo, un grande abbraccio che avvolgeva e scaldava il cuore. 

Ci lanciavamo lungo la discesa finalmente verso il mare come tante piccole tartarughe che cercano l’acqua.  Distesa di fine e bianca sabbia infinita che brillava al sole, acqua calda, bassa per centinaia di metri dove si toccava sempre e ci si sentiva al sicuro. 

Negli anni seguenti fino all’adolescenza erano i momenti che aspettavamo con più gioia, tornare al mare, stare insieme e divertirci tanto con poco. 

Che favola la nostra mente, viaggia continuamente nel tempo presente, passato e futuro, i ricordi riaffiorano, scompaiono, si fermano. Basta poco, un profumo, un suono, un tocco gentile, un’immagine per rivivere nella mente attimi di vita. Vanno avanti e indietro come il flusso continuo della nostra coscienza.

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