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Viene viene la Befana

Viene viene la Befana

Nella notte del sei gennaio, la Befana porta i doni a tutti i bimbi che son stati buoni. Ai cattivi non porta niente, forse cenere e carbone.

La vecchietta sulla sua scopa scorrazza su nel cielo e lascia dolci e giocattoli scendendo nei camini. Tante filastrocche per la simpatica donnina, ma anche alcuni poeti si son cimentati con i loro versi come Guido Gozzano e La Befana  “Discesi dal lettino/ son là presso il camino,/ grandi occhi estasiati,/ i bimbi affaccendati/ a metter la calzetta/ che invita la Vecchietta/ a portar chicche e doni/ per tutti i bimbi buoni. / Ognun chiudendo gli occhi,/ sogna dolci e balocchi; / e Dori, il più piccino,/ accosta il suo visino/ alla grande vetrata/ per veder la sfilata/ dei Magi, su nel cielo,/ nella notte di gelo./ Quelli passano intanto/ nel lor gemmato manto,/ e li guida una stella/ nel cielo, la più bella./ Che visione incantata,/ nella notte stellata!/ E la vedono i bimbi,/come vedono i bimbi/ degli Angeli festanti/ ne’ lor candidi ammanti. / Bambini! Gioia e vita/ son la vision sentita/ nel loro piccolo cuore/ ignaro del dolore”.

Anche Giovanni Pascoli ha dedicato una poesia alla Befana. “Viene viene la Befana/ vien dai monti a notte fonda./ Come è stanca! La circonda/ neve, gelo e tramontana./ Viene viene la Befana./ Ha le mani al petto in croce,/ e la neve è il suo mantello/ ed il gelo il suo pannello/ ed il vento la sua voce./ Ha le mani al petto in croce./ E s’accosta piano piano/ alla villa, al casolare,/ a guardare, ad ascoltare/ or più presso, or più lontano./ Piano piano, piano piano./ Chi c’è dentro questa villa?/ Uno stropiccìo leggero./ Tutto è cheto, tutto è nero./ Un lumino passa e brilla./ Chi c’è dentro questa villa?/ Guarda e guarda … Tre lettini/ con tre bimbi a nanna, buoni./ Guarda e guarda … Ai capitoni/ c’è tre calze lunghe e fini./ Oh! Tre calze e tre lettini… / Il lumino brilla e scende,/ e ne scricchiolano le scale;/ il lumino brilla e sale,/ e ne palpitano le tende./ Chi mai sale? Chi mai scende? / Co’ suoi doni mamma è scesa,/ sale con il suo sorriso./ Il lumino le arde in viso/ come lampada di chiesa./ Co’ suoi doni mamma è scesa./ La Befana alla finestra/ sente e vede, e s’allontana./ Passa con la tramontana,/ passa per la via maestra,/ trema ogni uscio, ogni finestra./ E che c’è nel casolare?/ Un sospiro lungo e fioco./ Qualche lucciola di fuoco/ brilla ancor nel focolare./ Ma che c’è nel casolare?/ Guarda e guarda … tre strapunti/ con tre bimbi a nanna, buoni./ Tra le ceneri e i carboni/ c’è tre zoccoli consunti./ Oh! tre scarpe e tre strapunti …/ E la mamma veglia e fila/ sospirando e singhiozzando,/ e rimira a quando a quando/ oh! quei tre zoccoli in fila …/ Veglia e piange, piange e fila./ La Befana vede e sente;/ fugge al monte, ch’è l’aurora./ Quella mamma piange ancora/ su quei bimbi senza niente./ La Befana vede e sente./ La Befana sta sul monte./ Ciò che vede è ciò che vide:/ c’è chi piange, c’è chi ride:/ essa ha nuvoli alla fronte,/ mentre sta sul bianco monte”.

La Befana vien di notte, e nel giorno poi sparisce ed attende un altro anno per tornare e portar doni solo ai bimbi che son stati buoni.

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