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La follia di una guerra

La follia di una guerra

Nessuna sovraesposizione solo il nocciolo della questione, su cui riflettere, interrogarsi, pensare e ripensarci.

La vita vista come una partita a scacchi, dove tutti siamo pedine, anche i carnefici, disegnata dal francese Jean-Michel Renualt.

L’apocalisse di un fungo atomico visto dietro lo schermo di un telefonino,  nell’immagine dell’italiano Paolo Lombardi.

Il mondo su cui siede un bambino bianco, sorretto da un suo coetaneo scalzo, con i pantaloncini corti e la pelle scura, un nuovo Ercole per il cubano Ramses.

I grandi del mondo che si uccidono a vicenda per l’ultimo simbolico pezzo di torta nell’opera dell’iraniano Amir Dehghan.

Un generale che semina morte cospargendo di bombe una terra che produce teschi, non più vita, nel tratto del tedesco Rainer Demattio.

Tutti segni dei tempi, condensati in pochi tratti su un foglio bianco. La capacità di un illustratore di spogliare di inutili orpelli la sua voce e lasciare un cuore nudo da guardare. 

Avviare quel dibattito tra sé e il mondo ormai quasi impossibile con le parole, oramai polarizzate. 

Un lungo corridoio che costeggia il chiostro di san Benedetto a Conversano, tra i soffitti alti a botte e le stelle che ancora brillano e si lasciano guardare attraverso i vetri. Sono cieli di stelle che non tutti possono guardare, costretti a restare rintanati o a fuggire, comunque sempre in cerca della propria libertà da conquistare anche contro le democrazie irreali.

Un piccolo viaggio nella mostra curata da Thierry Vissol nell’ambito del Lector in Fabula appena concluso.

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