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Duerive festival e le ossessioni di Siti

Duerive festival e le ossessioni di Siti

Su due rive opposte, nel cortile di un castello, due scrittori che si incontrano, parlano dei loro libri, delle loro ossessioni, della scrittura.

Il mentore e il suo alunno, il vecchio e il giovane, la scrittura che non conosce limiti. Nel cortile del castello di Tricase,  Walter Siti e Gianmarco Perale, parlano del loro incontro, dei loro libri, di chi sta scrivendo l’ultimo e di chi ne ha tanti da scrivere. Le parole, le ossessioni, al Duerive festival.

Alla base di molte scritture c’è l’ossessione, spesso si dice che i grandi scrittori in realtà scrivono un romanzo solo, cambia la trama ma l’idea di fondo è la stessa. Alla base c’e una specie di racconto inespresso, è difficile immaginare una letteratura forte se sotto non c’è un ossessione. Vale per Kafka, per Dostoevskij, ad esempio”, spiega con voce pacata Walter Siti, scrittore e saggista. “La base dell’ossessione è già narrativa con i romanzi non si fa altro che girarci intorno per catturarla, c’è una tensione nel volerlo fare. C’è un nesso stretto tra letteratura ed ossessione”. L’ossessione di Gianmarco Perale è quella per Hemingway e per le sue ossessioni.

Entrambi concordano che c’è sempre un racconto sotterraneo, c’è una voglia di raccontare, fuori dagli schemi imposti oggi dell’editoria. Le parole devono essere scritte, con coraggio, la tensione della scrittura deve essere palpabile fin dal primo rigo. Una tensione che è necessità di dire e di non dire lasciando al lettore la voglia di continuare. Il tempo scorre, l’ossessione che lo faccia troppo in fretta non interferisce con l’ascolto. Se due rive siedono scrittori di parole che si incontrano, si alimentano di ossessioni.

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