L’attesa, il ricordo

Aveva deciso di cogliere i due ultimi carciofi che la sua pianta le aveva donato generosamente. Aveva un desiderio recondito

quello di riappropriarsi di un ricordo.

Aveva aspettato giorni, aveva osservato il carciofo imbruttirsi, aprire un po’ le brattee. Lei era stata paziente, aveva rispettato i tempi che il carciofo chiedeva ma non aveva negato cure e dedizione. Ed una mattina lo aveva visto, il capolino risparmiato dalla consumazione. Tanti piccoli fiori viola, piccoli danzatori sulle note che il vento regalava tra le foglie del carrubo. “Quanta bellezza si scopre ogni giorno aspettando il tempo che la natura richiede” pensava osservando quel dono cercato, desiderato, voluto. Mai il  suo giardino incantato aveva avuto una pianta di carciofo, lei ci aveva pensato spesso negli ultimi anni ricordando la piantagione del nonno che tra le tante piante per la raccolta ne destinava una  alla fioritura, per regalare ciuffetti viola tra scale di verde, spettacolo floreale ed insolito. Tempi lontani, quando ancora il rumore del traffico non esisteva e la cura giornaliera era l’unica medicina necessaria per far crescere fiori e verde.

Ora dinanzi al suo carciofo in fiore acquistava un sorriso nuovo, negli occhi un luccichio, una briciola di felicità. Chissà se lui, il carciofo, sa del suo potere di donare gioia con il suo cuore trasformato in chioma, violacea, zampilli che si muovono al vento.

Per un attimo lei torna bambina, un solo istante, poi con un piccolo movimento delle dita sposta una coccinella da un fiore e tutto torna nella dimensione reale.