Tutto ciò che gli occhi ancora non riescono a vedere, lei lo immagina e lo racconta trasformando la magia in reale.
Quando fuori c’è solo orrore, Polina Kostanda cerca bellezza e poesia per salvarsi. Kostanda è un’artista ucraina che utilizza Midjourney come se fosse il suo genio nella lampada, chiedendogli di mostrarle quello che non può vedere.
Mele parlanti, supereroine ottuagenarie che volano a cavallo di pesci rosa, fiori al tegamino, corolle ciambellate, capelli che si animano e diventano bradipi, bambine rospe, formiche ballerine in tutù, Polina sogna ed è nel sogno che si sveglia dalla vita, dalla costante ripetizione delle abitudini.
I colori pastello, le luci di un’alba che sorge e l’immaginazione che crea mondi inesplorati. Anche quando i bombardamenti portavano via la luce e Kostanda non sapeva come inviare le sue immagini, il sogno era intatto, era capace di viverlo e immaginarlo.
I suoi lavori sono portali verso nuovi regni di percezione, e invitano gli spettatori a mettere in discussione la loro comprensione della realtà, abbracciando le possibilità illimitate dell'immaginazione umana.
Come nelle favole svelano come raggiungere la città di smeraldo.
Non è un caso che abbia iniziato il suo percorso artistico con teatro e poesia. Le sfumature delle sue immagini raccontano un mondo dove anche il grottesco è delicato e può essere sognato. Ci sono echi alla Tim Burton dalla Sposa cadavere a Big Eyes nelle immagini fluttuanti di Polina che rivela che chi appare come un orco non sempre è cattivo.
Per chi ha le nuvole negli occhi.
La mostra di Polina Kostanda è visitabile al Phest di Monopoli sino al 3 novembre