Attenta osservatrice, le sue opere trasmettono le impressioni dei protagonisti. Lo sguardo dell’osservatore è come rapito dalla tela.
Donne, bambini, paesaggi, ritratti, scene ed allusioni, impressioni e sentimenti, la pittura di Berthe Morisot privilegiava le trasparenze. Artista francese, nata nel 1841, a dieci anni si trasferisce a Parigi dove con le sorelle ha la possibilità di entrare in contatto con l’ambiente culturale del tempo grazie ai genitori che trasformano l’abitazione in un luogo aperto agli artisti. Prende lezioni da Geoffrey-Alphonse Chócarne e poi da Joseph Guichard, ed ancora Achille Oudinot, che la inserisce nell’atelier di Jean-Baptiste Camille Corot. Nel 1868 Berthe Morisot conosce Eduard Manet che la sceglie come musa per alcuni dei suoi quadri, Berthe Morisot con il ventaglio e Berthe Morisot con un mazzo di violette.
Dopo qualche anno Morisot sposa il fratello di Manet, Eugène e trasforma la propria casa in un ritrovo per intellettuali, e nel 1873 si associa al movimento dell’Impressionismo. Tra le sue opere più famose La culla di Berthe Morisot e Veduta di Parigi dal Trocadero. Non smette di dipingere neanche dopo la nascita della figlia, che lei immortala nelle sue tele sempre caratterizzate da pennellate che si sviluppano lungo tutte le direzioni, olio ed acquarello si mischiano e danno forma e sostanza ai protagonisti e al loro spettro emotivo.
La sua è una ricerca continua, bozzetto dopo bozzetto arriva all’opera compiuta su tela, indaga l’animo umano e ne riporta le sfaccettature perché tutti possano vederlo, intenderlo, elaborarlo, comprenderlo, farlo proprio. Le espressioni sono naturali, intense, quotidiane, familiari, protagoniste delle scene ritratte nelle quali l’osservatore si ritrova in una posizione privilegiata, coinvolto quasi nella tela come elemento necessario, essenziale.