Generoso, dona parole dopo il suo inno al silenzio. Un esercizio di stile, come i 99 di Queneau che partono da Rotterdam per tornare con infinite variazioni.
Paolo Nani per 1.600 volte ha portato in scena, in tutto il mondo, La lettera (ideato da Nani con Nullo Facchini, con la regia di Nullo Facchini) e trentuno anni dopo la sua creazione continua a far ridere e soprattutto sorridere e stupire gli spettatori.
Parla il linguaggio universale del silenzio, mima la sua storia e incredibilmente, in silenzio, il pubblico resta incantato. La bulimia di parole resta fuori dal teatro, non sono necessarie vocali e consonanti. Torna il tempo del silenzio, dell’attenzione, della risata collettiva che travalica i confini.
Ripete quindici volte la stessa piccola storia, ognuna con una variazione, una diversa rifrazione dal cristallo che l’ha generato, lasciando sempre il pubblico stupefatto. Una nuova visione, una piccola sequenza di inaspettati particolari.
Nani arriva sul palco, si siede, scrive una lettera, si accorge che la penna non scrive, la strappa e va via. Replica se stesso, ubriaco, circense, horror, western, pigro. Cosa fa un pigro che deve scrivere una lettera? Niente, ozia. Nuvola di fumo e nulla più. Il ritmo è serrato, non ha un attimo da perdere, automatismi che si ripetono reinventandosi. Cesellato in ogni particolare, nulla è lasciato al caso, neanche l’improvvisazione. Dopo poco più di un’ora lo spettacolo finisce. Ma Nani fonte di inesauribile energia, si cambia la maglietta e torna sul palco, risponde alle domande dei presenti, si siede e chiacchiera con loro. Inesauribile, funambolico, oltre le sue quindici variazioni.
Abbiamo potuto ammirare lo spettacolo La lettera grazie all'associazione culturale La Bautta Cultura e Arte che l'ha scelto, voluto e portato in scena al cineteatro Showville nell'ambito del progetto del Comune di Bari, Le due Bari