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Quartiere sanità, l’arte di risorgere

Quartiere sanità, l’arte di risorgere

Una umanità di 32mila persone stratificate in due chilometri quadrati.

La vita si ripete, uguale a se stessa, disegnando cerchi concentrici che raccontano la storia di una necropoli greco-romana, di una lunga successione di catacombe cristiane, San Gennaro, San Gaudioso, San Severo a proteggere anime altrimenti perse, di un lazzaretto fuori dalle mura cittadine dove andare a morire o forse, fortuna volesse, a salvarsi. Resta un cimitero, delle fontanelle, per misurare, somma dopo somma, l’ecatombe delle piaghe abbattutesi su Napoli nel 1656, la peste e nel 1836, il colera. Quarantamila anime, una sull’altra riposano nella terra del quartiere Sanità lo stesso che diede natali illustri,nobilissimi e perfetti al principe Antonio de Curtis, in arte Totò. Principe della comicità, stemma glorioso di una cultura impastata di riso e lacrime. Nacque in quei vicoli, al 109 di via Santa Maria Antesaecula, ma Napoli è una e bina, anche i suoi principi dimentica. E quella casa per undici volte è andata all’asta senza un solo compratore. La dodicesima volta è stata quella buona. Quindici mila euro, il prezzo che Napoli ha dato alla casa in cui nacque il suo principe, 90 metri quadrati occupati abusivamente, una casa saccheggiata di un paio di vani miracolosamente, napoletanamente passati da questa a quella casa e solo nel 2008, la riapertura al pubblico. Un film diverso ogni settimana da guardare lì dove il principe nacque.

Ma Napoli distrugge tutto ciò che crea e sono bastati 106 giorni per far crollare anche questo sogno. Ora la casa apre solo due giorni l’anno, il 15 febbraio e il 15 aprile per ricordare la nascita e la morte di Totò. Come fosse un obolo da tributargli. Il Sanità cade e ogni giorno si rialza. Risorge come un’araba fenice dalle sue ceneri. Risorge nel murale di Totò e Peppino de Filippo dell’artista spagnolo Tono Cruz, risorge grazie al sogno di una cooperativa di ragazzi del quartiere che hanno fatto risplendere le catacombe di San Gennaro, trasformate dalla malevolenza in discarica di rifiuti speciali del vicino Ospedale dei Poveri. Risorge in un morso se sa di paradiso, il fiocco di neve di Poppella, in una pizza nata dalle mani di Concettina passata in quella del nipote Ciro.

Risorge il quartiere che più di altri mantiene integra la sua dignità e vive di un amore grande come solo i poveri sanno provare, perché hanno provato la sofferenza e quindi amano come altri non riuscirebbero neanche ad immaginare, come scrisse Fabrizia Ramondino, figlia nobile di questa città. Risorge tra i palazzi nobili e il culto delle anime pezzentelle che pur di raggiungere il paradiso distribuiscono grazie a tutti i richiedenti. Risorge nelle sue infinite contraddizioni un quartiere, per grazia ricevuta. Scegliendo nel tutto ciò che di buono ogni giorno sa fare.

Che poi la felicità, come disse il principe, è fatta di attimi di dimenticanza.

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