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Se le dieci filosofe scelte da Francesca Romana Recchia Luciani hanno ripensato il mondo, il suo libro lo riscrive ridefinendone i canoni.
Le parole dette e scritte, sono politiche, come scriveva Hannah Arendt nel suo Vita Activa “Ogni volta che è in gioco il linguaggio, la situazione diviene politica per definizione, è il linguaggio che fa dell’uomo un essere politico” e il suo è un libro politico nella misura in cui sceglie a chi dar voce e a quale parte del loro pensiero dare consistenza in forma di parole.
Il messaggio scelto da Francesca Romana Recchia Luciani è universale, il che può apparire rivoluzionario in un contesto economico e sociale in cui la dimensione individuale sempre più ripiegata su sé stessa è l’unico dogma.
Ne sceglie dieci: Lou Salomé, María Zambrano, Hannah Arendt, Simone De Beauvoir, Simone Weil, Ágnes Heller, Carla Lonzi, Audre Lorde, Silvia Federici e Judith Butler.
La poesia in qualche modo è il filo che le unisce tutti dal pendolo costante tra pensiero poetante e poesia pensante di Maria Zambrano “…la nascita della ragione, giunta a me quasi alla cieca, nella penombra dell’essere e del non essere, del sapere e del non sapere, nel luogo in cui si nasce e si disnasce, che è il più appropriato, il più proprio al pensiero filosofico. Quanto più consegnato, tanto più vivente, quanto più passivo, tanto più ardente, quanto più, all’apparenza, abbandonato, tanto più attivo” alle parole illuminate di Audre Lorde “Per le donne, quindi, la poesia non è un lusso. È una necessità vitale della nostra esistenza. Essa forma la qualità della luce all'interno della quale noi affermiamo le nostre speranze e i nostri sogni per la sopravvivenza e il cambiamento, dapprima sotto forma di linguaggio, poi di idea, infine di più tangibile azione. La poesia è il modo con cui noi contribuiamo a dar nome a ciò che non ha nome, così che possa essere pensato. I più lontani orizzonti delle nostre speranze e paure sono lastricati dalle nostre poesie, scolpite nella roccia delle nostre esperienze quotidiane”.
Cosa c’è di più poetico e quindi umano e politico dei corpi? Nulla. Lo spiega bene Judith Butler “ciascuno di noi in parte è politicamente costituito dalla vulnerabilità sociale del proprio corpo in quanto luogo del desiderio e della vulnerabilità fisica, luogo di una dimensione pubblica a un tempo esposta e assertiva”.
Filosofe. Dieci donne che hanno ripensato il mondo, scritto da Francesca Romana Recchia Luciani ed edito da Ponte alle Grazie è un viaggio in treno, dal finestrino si scorgono altri mondi e per quelli che in noi suscitano incanto e curiosità possiamo far fermare il treno, decidere di scendere, camminare tra quei vicoli, per conoscerli meglio e sentirli un po’ nostri.

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