Una tavola triangolare, su ogni lato tredici commensali, da Ipazia ad Artemisia Gentileschi, da Elisabetta I a George O’ Keeffe.
All’interno del triangolo 2.300 tessere di porcellana con i nomi di 999 figure storiche e mitologiche femminili.
The dinner party è la prima opera femminista epica della storia, immaginata e realizzata da Judy Chicago per “mettere fine al ciclo continuo di omissioni che hanno escluso le donne dagli archivi della Storia”.
Erano gli anni Settanta e Chicago voleva rimettere in luce tutto ciò che la storia aveva oscurato.
Lo stupore e l’ammirazione per quell’opera rimase nell’animo di tanti, al punto che quando l’artista fece una chiamata alle armi per ricamatrici, accorsero in massa, ben oltre le aspettative. Chicago voleva mostrare ciò che sino ad allora era stato tenuto nell’ombra, riscrivendo la creazione, intesa come nascita e maternità.
Quando pensò di realizzarla intorno a sé non trovò altre artiste a cui guardare, fu per caso, ad una mostra a Milano che scoprì come di maternità si erano occupate in tante, Frida Kalho su tutte, ma omesse dalla storia perché considerate irrilevanti. Irrilevante il tema, come se si potesse prescindere da esso.
Lei che per scelta non ha avuto figli, ha iniziato a circondarsi di madri, ascoltando per ore i racconti, le paure, il dolore, le emozioni contrastanti. Ha assistito a innumerevoli parti, sempre stupita da quell’immenso atto di dolore e creazione.
Poi la visione, o meglio le visioni al centro di Birth Project, un progetto dove le parti compongono un insieme. La sarta Sally Babson, ha diretto i lavori e 150 ricamatrici hanno realizzato le immagini di Judy. Lei disegnava, loro, nell’intimità delle loro case ricreavano la vita. Un lavoro corale che ha risposto all’iniziale visione di Chicago, per poi espanderla seguendo i ritmi e gli umori delle loro mani e dei loro corpi. Una visione capace di dare forma alla complessità delle emozioni di tutte quelle donne a lungo ascoltate e di quante, mai incontrate, si sono trovate di fronte ad una delle sue opere.
Come The creation, un arazzo di oltre 4 metri immaginato da Chicago e tessuto da Audrey Cowan.
“L’idea che le donne fossero incapaci di infondere vita ai disegni è antichissima, arriva da Aristotele. Relegate sempre in forme disegnate per loro da un uomo”. Esecutrici mai creatrici. Chicago sovverte l’ordine costituito.
I colori sono spesso cupi, quasi mai luminosi, occasionalmente accecanti, al centro della creazione c’è un irradiamento di dolore.
“L'esperienza del parto si qualifica come una lotta eroica, che mi ha portato a interrogarmi nuovamente sull'assenza di immagini e sul mistero che circonda il soggetto”. Si interroga una, dieci, cento volte e il risultato è sempre immenso, ancestrale, così profondamente umano da essere divino.