Visioni d'insieme

Che razza di incredibile libro

Che razza di incredibile libro

Dimenticarsi anche solo per un attimo del destino che il mondo ha in serbo. La paura, l’ingiustizia, la violenza, la repressione, la rabbia.

È possibile? Forse no se sei uno scrittore afroamericano che cerca ogni giorno di mettere a tacere le voci dentro di te che riportano a galla il dolore che tanto difficilmente cerchi di nascondere. Inventi un mondo che non esiste, acquisisci il potere della invisibilità o almeno è quello che credi. E poi? Cerchi di dare al sistema quello che vuole: nessun dramma, nessun conflitto, niente di troppo profondo, magari una classica storia d’amore. Lui ama lei, lei ama lui, si perdono e poi si ritrovano. Facile. Oppure no. Forse è impossibile scappare da te stesso, da chi sei, cosa rappresenti. 

“Una verità che spesso ci sfugge è che tutti, tutti noi vaghiamo per l’universo. Siamo costantemente sparati nel vuoto su un razzo di pietra, un giro del cosmo a centomila chilometri all’ora, ogni secondo di ogni giorno, eppure troviamo il tempo di fermarci a parlare sui ponti la sera tardi, e magari ci azzardiamo a toccare la mano di qualcuno” scrive Jason Mott nel suo Che razza di libro! edito da Nne e tradotto da Valentina Daniele.

Non si possono chiudere gli occhi troppo a lungo, perché la vita te li riapre a schiaffi in faccia.

Che razza di libro! o La storia, basata sui fatti e in completa buonafede, di un ragazzo matto, autenticamente americano, dai grandi sogni e dalla sorte avversa ci presenta questo ragazzino con la pelle più nera che si sia mai vista, così nera da perdercisi dentro. Un ragazzino amato profondamente dalla mamma e dal papà che vivono con la paura di perderlo, di vederlo soffrire “Ho bisogno di sapere che sei invisibile, nascosto in un posto così bello che niente di tutto questo ti può toccare. Voglio che vai, e che torni e mi racconti com’è. Raccontami com’è, fammi sentire qualcosa di diverso da quello che sento ora, da quello che sentirò per il resto della mia vita”.

Una storia sempre in bilico tra il mostrare la nuda e cruda verità e il bisogno primordiale e intimamente umano di non infrangere l’incanto.

E proprio per questo una storia universale.

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