Visioni d'insieme

Anch’io ho conosciuto l’amore

Anch’io ho conosciuto l’amore

Barcolla la barca nel petto assonnato, i salici oscillano, lasciano le spalle, i gomiti, le gomene - aspetta! A tutti potrebbe un giorno capitare!

 Le immagini di quella barca, che si muove sull’acqua silenziosa, aprendosi un varco tra i salici della vicina riva è nitida ai nostri occhi. Le parole di Boris Pasternak si muovono lente nella nebbia, proprio come quella barca. “E trarne diletto magari nei versi. Potrebbe voler dire: cenere di lillà, trionfo di camomilla spruzzata nella guazza, barattare con le stelle labbra e labbra”, la limpidezza dell’aria non è ancora arrivata, non c’è più nebbia ma polvere di camomilla e lillà. 

“Potrebbe voler dire: accogliere il firmamento, avvolgere tra le braccia Eracle il gigante, potrebbe voler dire, tutto il tempo di una vita sperperato una notte per il canto delle allodole”. Avrà preso dal padre pittore questa vivida scrittura per immagini e dalla madre pianista l’armonia delle parole. Pasternak pubblica la sua prima raccolta di poesie a 24 anni, ne seguiranno molte altre. Tra cui Anch’io ho conosciuto l’amore, edito da Passigli Poesia - la collana creata da Mario Luzi - il piccolo libro da cui abbiamo preso questi versi. 

“Non indurre l’anima in errore, assordante, irretisci e tramortisci. Hai intriso, come la nebbia, il petto della bianca crusca”.

Scrive i suoi versi e clandestinamente lavora al suo capolavoro che gli varrà nel 1958 il Nobel, Il dottor Zivago. Poesia e prosa quasi si confondono nella sua mano che scrive versi senza fine. Li amo come se fossero te, come se fossero esattamente te, li amo con tutta la forza della vanità, fino a oscurarmi la mente”.

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