Le persiane si aprono mosse dal vento, l’aria entra nelle stanze, circola, vortica, non ci sono angoli in cui assieparsi.
I cristalli di sale si posano sul piccolo tavolo di legno che si affaccia sul mare e brillano come piccoli frammenti di pietre preziose. Fuori è tutto azzurro, la vista si confonde eppure si rasserena, così grande, così profondo, così intenso, così illimitato.
Un lento moto perpetuo culla l’anima del vecchio scrittore che si ostina a scrivere in piedi, la sua pace separata alberga nel cuore che ancora indomito batte.
Guarda fuori, lontano, vede le barche in cerca di fortuna, sul porto i bambini si tuffano in mare con invincibili capriole, le bambine come sirene danzano nell’acqua, a riva una coppia di innamorati passeggia. Ma poi cos’è l’amore se non starsi accanto come se fosse l’ultima cosa bella da fare.
Scrive una frase, poi un’altra e un’altra ancora. È arrivato alla fine della pagina, è contento. Le linee pulite sembrano note su un pentagramma, le parole hanno un suono anche quando non vengono pronunciate. Le sue sono armoniche, mai ostili, la vita l’ha messo di fronte a troppi conflitti, non vuole battersi, vuole danzare in un abbraccio caldo che profuma di mare. Il mare del mattino, un attimo prima dell’alba quando è ancora un riflesso di eternità. Il mare del tramonto, quando i colori diventano i veri abitanti dello spazio. Il mare della notte, blu profondo riflesso del cielo stellato.
Le finestre sono sempre tutte aperte in questa casa che guarda sul mare. Anche quando l’aria non è più mite. Nelle notti di inverno si rammarica ogni volta che deve chiuderne una. Gli sembra di tagliar fuori la vita, i sorrisi, l’aria, il respiro sul mondo.
La sua vita è lì fuori, libera e mobile. La sua vita è lì tra le onde del mare.