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San Patrizio, come un viandante, tra i viandanti

San Patrizio, come un viandante, tra i viandanti

Semplice come il linguaggio che utilizzava per far comprendere i misteri del creato. Un’unico stelo su cui campeggiano tre petali, la Trinità. 

Verde come un prato infinito di trifogli mossi dal vento e bagnati dalla brina di una piovosa giornata irlandese.

Impavido come quando trascorse quaranta giorni e quaranta notti sul monte Croagh Padraig e al termine di quei quaranta giorni scaraventò una campana giù sino a valle per scacciare tutti i serpenti dall’isola.

Tondo, come il sole che pose al centro della croce cristiana per non far abbandonare ai celti le loro tradizioni pur accompagnandoli verso le nuove. Evangelizzò il suo Paese senza dimenticare il più forte tra i suoi simboli.

Bianco, come il biancospino che iniziò a fiorire d’inverno dopo che lui ci poggiò sopra il suo mantello per farlo asciugare.

Profondo come il pozzo, sull’isolotto di Lough Derg, di cui era custode e dal quale si attraversavano le pene dell’inferno, si entrava nel purgatorio e si poteva scorgere il paradiso.

Iracondo come le maledizioni che infliggeva, all’avido che non lo fece riposare sul suo campo, trasformò in sabbia la tua terra e allo stolto che rise di un cieco gli tolse la vista per donarla a chi non vedeva.

Benedetto, come l’augurio che rivolgeva ai viaggiatori irlandesi “Sia la strada al tuo fianco, il vento sempre alle tue spalle, che il sole splenda caldo sul tuo viso, e la pioggia cada dolce nei campi attorno e, finché non ci incontreremo di nuovo, possa Dio proteggerti nel palmo della sua mano”. 

Ci incontreremo oggi, come viandanti, nel giorno di San Patrizio.

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