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Tina Turner, una dura conquista di libertà

Tina Turner, una dura conquista di libertà

Solca il palco come una pantera nera punta la sua preda. Cammina lateralmente, lo sguardo sempre rivolto in avanti, non indietreggia, non esita.

Inizia a cantare e il pubblico esplode di gioia, forza, rabbia e orgoglio. Di tutto ciò che esce dalla voce potente di Tina Turner. Una guerriera che ha sempre lottato per affermare se stessa. Contro un destino che la voleva relegata ai margini della storia, contro un marito che la picchiava, contro un mondo che non era pronto ad accettare una regina nera. Ma con il suo passo felpato, le ginocchia leggermente flesse e i tacchi a spillo, ha conquistato tutto ciò che c’era da conquistare, piegandolo con la sua voce. Padrona del suo destino è sopravvissuta a tutto anche al 1968. Non era ancora la pantera nera, era la moglie di un marito violento, la metà di un duo che sul palco faceva scintille ma in privato era un susseguirsi di abusi e molestie.

Stanca di tutto ciò, prima di un concerto prese una manciata di sonniferi. Dietro le quinte iniziò a non essere più in lei, la portarono in ospedale. La lavanda gastrica le salvò la vita. “All'inizio sono rimasto delusa quando mi sono svegliata e ho capito che ero ancora viva. Pensavo che la morte fosse la mia unica possibilità di fuga. Ma non era nella mia natura restare a terra a lungo” scrisse in seguito di quel giorno.

Per Ike era poco più che un oggetto, una cosa che possedeva e utilizzava a suo piacimento. Quando nel 1969 gli disse che voleva cantare Proud Mary dei Creedence Clearwater Revival, lui si oppose. Tina riuscì ad imporsi e a cantare la canzone della sua rinascita. Nel 1971 editarono la canzone che fu un successo planetario. Vendette un milione di copie e si aggiudicò un Grammy Awards. La canzone fu stravolta, divenne un inno di forza e libertà. Di quella versione così lontana dall’originale John Fogerty, leader dei Creedence Clearwater Revival, disse "Grazie, bella Tina, per aver sparato la mia canzone nella stratosfera". Canta con furia, ha un istinto primordiale che scalpita in lei.  Il sangue ribolle e sul palco tutto ciò è chiaro. Inizia la ribellione. A 36 anni porta il marito in tribunale, vuole il divorzio e decide di non tenere neanche un soldo per sé, gli lascia tutto. Lei vuole solo il nome. Turner. 

“Sai, ogni tanto penso che ti piacerebbe sentire qualcosa da noi carino e facile. Ma c'è solo una cosa, vedi, non facciamo mai niente di carino e facile. Lo facciamo sempre in modo carino e duro” canta in Proud Mary.

Riparte da sola, ma lei ha in sé una invincibile armata.

Il mondo intero si alza in piedi quando lei entra sul palco. Sempre con quel passo laterale. Non si ferma mai. Impossibile fermare quel moto perpetuo di forza e rabbia.

Canta con le braccia al cielo, con i pugni chiusi, con uno smagliante sorriso bianco. Ha vinto. Ha raggiunto la vetta. Durante una intervista televisiva le chiesero di associare una parola ad ogni sua canzone. Arrivò il momento di Proud Mary. Lei disse solo: libertà.

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