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I mutevoli aspetti della vita non più cristallizzata in icone sacre o moderne sacralità.
La natura e l’umanità considerate sino ad allora minori diventano il soggetto principale di una nuova pittura, di un nuovo movimento che dalla scuola di Barbizon a quella di Posillipo rimette a fuoco la vita cambiandone il fulcro.
Una barca tirata a secco sulla spiaggia al tramonto, un viale di pini che conduce al mare, tre bambine annoiate a lezione dalla loro tutrice, un carretto di fiori per la strada, attimi di vita quotidiana.
L’accensione delle lanterne sul mare del barese Raffaele Armenise, la stanchezza delle contadine che portano le fascine di Teofilo Patini, un incantevole prato di fiori di campo che si abbraccia ad un cielo di nuvole di Giorgio Belloni e ancora Evelyn, la donna con l’ombrello cinese di Edoardo Tofano, un fondo rosa intenso, la circonferenza viola, i fiori dipinti sulla carta oleata, lei di spalle di profilo, il velo bianco a coprirle i lunghi capelli corvini, in lontananza, da un piccolo triangolo appare quello che Evelyn sta ammirando un cielo magnifico azzurro e celeste e il mare su cui si riflette la natura circostante.
Gli artisti si riappropriano della loro libertà e di una indipendenza persa tra committenti esigenti. Dipingono chi con le mani ogni giorno crea qualcosa, chi ara un campo, chi raccoglie i fiori, chi raccoglie zucche ma anche, a tratti, immortalano la gioia di vivere della breve ma intensa Belle Èpoque. E poi il mare, il sole, il vento, la neve. Le scene sono spesso intime, quotidiane, la luce e i colori sono morbidi, chiari, nitidi come in Da Frisio a Santa Lucia di Edoardo Dalbono, una barca in primo piano, mare e cielo sullo sfondo, le mani di un uomo che rema, un bimbo che gioca con un ramo di vite steso sul grembo della mamma che dorme, un suonatore di mandolino e un gruppo di ragazzini che chiacchiera.
La mostra Gli anni dell’Impressionismo - da Monet a Boldini: artisti in cerca di libertà curata dalla docente di storia dell’arte contemporanea nell’Università di Napoli “Federico II”, Isabella Valente è visitabile al castello normanno svevo di Mesagne sino al 6 gennaio prossimo.
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