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Cielo d'agosto

Cielo d'agosto

L’azzurro del cielo è intenso come se non ci fosse altro, oltre, ma solo un grande pannello colorato a fare da tetto, non una nuvola. È agosto.

Venerdì, l’alba ha dato il buongiorno agli olivi, accogliendo il nuovo mese in un’espressione incontenibile di gioia d’estate. Luglio è sparito, strappato il foglio dal calendario, voltato pagina, ecco arrivare l’ottavo mese, quello in cui tutto è troppo breve. “Avido lutto ronzante nei vivi,/ monotono altomare,/ ma senza solitudine, / repressi squilli da prostrate messi,/ estate,/ sino ad orbite ombrate spolpi selci,/ risvegli ceneri nei colossei… / Quale Erebo t’urlò?”, scriveva  in D’agosto di Giuseppe Ungaretti.

Tempo di feste, tempo di mare, sulle spiagge affollate prese d’assalto da migliaia di persone, bianco e nero a segnare il livello di abbronzatura. Consumare energie aspettando che arrivi la luna a incantare la notte. “Ahi piccola notte d’agosto/ sei tornata a spazzarmi via la strada/ bianca,/ lucente/ sotto la luna protettrice”, i versi di Amelia Rosselli.

I tramonti arancio segnano nuovi passaggi, i castelli di sabbia abbandonati al loro destino, non è più tempo di giochi. Le orme si accavallano, si mischiano, percorsi indecifrabili e rompicapo impossibili, fin quando non arriverà qualcuno a resettare, cancellare tracce.  “Controluce a un tramonto/di pesca e zucchero./ E il sole all’interno del vespro,/ come il nocciolo in un frutto./ La pannocchia serba intatto/il suo riso giallo e duro./ Agosto./ I bambini mangiano/ pane scuro e saporita luna”,  Federico Garcìa Lorca.

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