Non sento la tua voce, non un suono se non quello del mare, acqua contro scoglio, andata e ritorno. Silenzio, pausa, nuova onda a scavare.
Sottrarre lentamente con perseveranza.
La tua voce non sento, non arriva in questa distesa azzurra, è ferma da qualche parte e non in gola. Chiusa ermeticamente, senza possibilità alcuna di uscire per coprire la distanza che ti separa da me, su questa riva. Dove sei, voce? Forse dietro la collina rocciosa i cespugli di mirto, le acacie. Forse nella vecchia torre costiera che il vento ha danneggiato rubandone una metà. Forse nel vecchio porticciolo, dietro una barca rimessa in banchina. E se fosse più in là sulla panchina ad aspettare una nota nuota? Allora sì potrei sperare che decidesse di alzarsi e tornare a riempire il tempo.
Non sento la tua voce, non la ode il mare che aspetta, non il gabbiano che volteggia in cielo alla ricerca di cibo su cui planare, non il granchio timoroso che ha abbandonato il suo nascondiglio per un raggio di sole. Si è forse fermata sul ciglio della strada, aspetta che passi un pullman su cui salire per poter partire, andare lontano per riassaporare il gusto del ritornare. Se così non fosse non saprei dove cercarla, la tua voce muta da troppo tempo, indecisa tra correre in strada e prendere il pullman, sedermi sulla panchina, scavallare la collina, entrare nella vecchia torre diroccata forse sceglierò l’ipotesi più vicina e affascinante, salire sul vecchio gozzo della banchina del porticciolo.
Il mare mi suggerisce di aspettare, ancora qui su questa riva, la tua voce tornerà e passerà a bordo di una barchetta verde e blu.