Frutta, fiori, minuziose riproduzioni, luci e ombre che rivelano imperfezioni o risaltano bellezza. Soggetti abilmente sottratti alla natura.
Disposti su una bianca tovaglia, in una cesta, in un vaso, nature morte che animano tele, raccontano il momento ed il tempo che scorre inesorabile. Nature morte esercizio di stile per alcuni pittori, per altri rappresentazione dell’esistenza. Come per Fede Galizia, autrice di ritratti e quadri di storie sacre, pittrice vissuta tra il 1578 e il 1630, milanese, nota per le sue sobrie nature morte con fiori e frutta. Figlia del pittore miniaturista trentino Nunzio, iniziò a lavorare all’età di 12 anni, ha condotto una vita riservata, dedicandosi pienamente all'arte. Morirà di peste a soli 52 anni.
Alzata con prugne, pere e una rosa non è solo una natura morta, è un messaggio sulla vanità, sull’effimera bellezza, la rosa recisa perde il suo colore la sua vitalità. L’anima e il sentimento sono rappresentate dalla metà della pera aperta che mostra i suoi semi. Una sapiente distribuzione dei vuoti e dei pieni, l’uso di colori vibranti, lo stile semplice, rendono le sue opere vive, complete, essenziali eppure chiare, come in Coppa di vetro con pesche, mele cotogne, fiori di gelsomino e una cavalletta. I soggetti di Fede Galizia non sono esclusivamente nature morte, ma anche ritratti e pale d’altare. Nel Ritratto di Paolo Morigia, l’attenzione è per i particolari, tutto è ben riprodotto anche il riflesso di una finestra sulle lenti degli occhiali.
Ha dedicato 40 anni all’arte, e l’erte le è riconoscente per l’aver lasciato un segno, un tratto, uno sguardo sulla natura umana e sulla natura, sull’essere e sull’esistenza.