Voce che arriva dalla terra dove il vento del canale d’Otranto sospinge l’odore del mare nelle vigne, intensa, rossa come chicchi di melagrana.
È la voce di Consuelo Alfieri al suo primo lavoro discografico, Porta a punente, sei brani, quattro inediti, due canti della tradizione Pizzica di Aradeo e Ferma zitella. Al suo fianco nella vita e nella stesura delle musiche ed arrangiamenti, il violinista Giuseppe Astore. “Sono innamorata, tutto quello che è nato è stato frutto di amore. In questo progetto abbiamo scelto di unire le nostre parole e i nostri gusti musicali cercando quel delicato punto di equilibrio”, spiega Consuelo mentre Giuseppe la osserva e la ascolta.
“Tutti i nostri testi inediti sono autobiografici, personalmente forse non sarei in grado di scrivere qualcosa che non è mio. In realtà non ho mai provato, ma sarebbe un’idea”, afferma l’autrice dei testi Fortuna, Foje mpise, Porte a punente che da il titolo all’album. Il quarto brano Anima Beddha è di Massimo Calò.
Scrivere è una necessità per far “staccare dalla pelle le emozioni, facendo indossare loro il vestito migliore. Come in passato la scrittura di un canto era un mezzo per comunicare un messaggio che fosse di protesta, denuncia, amore non corrisposto, lotta sul lavoro, oggi siamo noi i protagonisti di ciò che comunichiamo attraverso la nostra musica. Sentire dentro per scrivere, scrivere per sentire dentro”, afferma ancora la cantautrice salentina che nei suoi testi porta la sua terra, visioni di luci di prime albe, e le storie già cantate di luoghi e di richiami. E poi c’è la fortuna, il destino. “C’è chi intende il destino come un disegno divino dal quale la nostra volontà sia imprescindibile e chi dichiara che ‘homo faber fortunae suae’. Penso che il nostro destino sia abbozzato da qualche parte e siamo noi a definire il disegno finale ogni volta che attiriamo qualcosa verso di noi, perseveriamo, crediamo”.
I brani si lasciano ascoltare, si infiammano di passione nelle note del violino di Giuseppe Astore, strumento che è voce espressiva del giovane musicista che supera la timidezza e affida alle corde parole inespresse, mentre la sua di voce si affaccia timida in Foje mpise, tempo di attesa di un ritorno.
“Alcuni testi nascono da se come se sapessero già il loro posto nel mondo, altri invece hanno bisogno di premura, pazienza, cura”. E la cura è tutta nei dettagli, nell’armonia delle melodie che si susseguono. La chitarra è di Giacomo Contaldo, i tamburi a cornice di Sergio Pizza, fiati di Carlo Massarelli e le collaborazioni di Nico Berardi (charango) Mario Esposito e Valerio Combass Bruno (basso) Leonardo Cordella, Rocco Nigro, Fabio Zurlo (fisarmonica) Gianluca Longo (mandola) Gioele Nuzzo (didgeridoo) Luca Basile (violoncello) Andrea Rossetti (pianoforte) Roberto Chiga e Federico Laganà (tamburelli). Nel videoclip e negli spettacoli la danza è affidata a Serena Pellegrino
“Se volete sapere veramente chi sia una persona credo sia necessario osservarla mentre fa ciò che ama. Cantare è essere me stessa senza filtri. Cedere a ciò che si è, concedersi di essere se stessi”, conclude Consuelo Alfieri alla quale basta, ed è evidente, il suo nome, senza nulla aggiungere, senza alcun corollario.